Il recentissimo processo che ha coinvolto Filippo Turetta ha suscitato una notevole attenzione mediatica e sociale. La sua condanna all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin ha rappresentato un momento cruciale, con ripercussioni non solo sul legale percorso di giustizia, ma anche sulla percezione pubblica del caso.
04 dicembre 2024 | 18.49
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Le prime dichiarazioni di Turetta, dopo la sentenza, hanno rivelato l’angoscia avvertita durante l’attesa del verdetto. “Ero pronto all’ergastolo,” ha dichiarato, esprimendo una serenità inattesa rispetto al risultato, dato il contesto del processo. Il ventiduenne ha atteso per sei ore la decisione della corte d’Assise di Venezia, con la polizia penitenziaria sempre al suo fianco.
In aula, Turetta ha assistito in silenzio alla proclamazione della sentenza da parte del giudice Stefano Manduzio e ha successivamente interagito con il suo avvocato Giovanni Caruso. Dopo il verdetto, è tornato nel carcere di Montorio, dove si trova in una sezione dedicata a detenuti accusati di violenze di genere. Attualmente, il numero di detenuti all’interno del penitenziario si attesta intorno alle 600 unità.
A dispetto della gravità della sua situazione, Turetta ha mostrato segni di miglioramento personale. Stallionando in un contesto di apparente indifferenza, è stato descritto come più loquace, apparentemente alleggerito dalla conclusione del processo e dall’attenzione mediatica. Fonti vicine hanno affermato che il legale ha cercato di calmare la tensione, rassicurandolo riguardo alla possibile diminuzione del clamore mediatico e suggerendo di concentrarsi sul proprio percorso di recupero.