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L’espansione della presenza militare israeliana nella Striscia di Gaza sta sollevando interrogativi in merito agli scopi a lungo termine di tale manovra, evidenziati dall’analisi delle immagini satellitari effettuata dal New York Times.
03 dicembre 2024 | 06.58
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Israele sta attivando un rafforzamento della propria presenza nella zona centrale di Gaza, attraverso la creazione di basi militari e la distruzione di strutture palestinesi. L’analisi delle immagini satellitari degli ultimi mesi suggerisce che lo Stato ebraico potrebbe avere l’intenzione di instaurare un controllo duraturo sull’area.
Nella Striscia un blocco di 46 km quadrati controllato dalle IDF
Sin dall’inizio del conflitto a Gaza, le forze israeliane hanno occupato 6 km del corridoio di Netzarim, sigillando un percorso strategico per impedire il ritorno a nord a centinaia di migliaia di sfollati. L’abbattimento degli edifici e l’edificazione di nuove strutture hanno trasformato il corridoio in un blocco di 46 km², di fatto sotto controllo israeliano.
Nel corso degli ultimi tre mesi, l’IDF ha demolito oltre 600 edifici nell’area intorno alla strada, nel tentativo di creare una zona cuscinetto, ampliando anche la rete di avamposti con torri di comunicazione e fortificazioni difensive. Questo spostamento riflette apparentemente un cambiamento di strategia, considerando che Israele, in precedenza, aveva evitato di esercitare un controllo diretto su tali territori, consentendo a Hamas di acquisire influenza in vari settori di Gaza.
Controllo su Gaza, cosa si conosce
Le motivazioni ufficiali di tale espansione sono di carattere operativo, mentre i leader israeliani hanno frequentemente manifestato l’intento di mantenere il controllo sulla sicurezza in Gaza anche post-conflitto, senza molteplici dettagli su modalità e conseguenze. Il controllo del corridoio di Netzarim, che collega il confine israeliano al Mar Mediterraneo, offre a Israele la facoltà di regolare gli spostamenti all’interno dell’enclave, mantenendo così centinaia di migliaia di sfollati palestinesi nella parte meridionale.
Il portavoce dell’esercito israeliano, Nadav Shoshani, ha dichiarato che l’IDF ha esteso la propria autorità su entrambi i lati del corridoio per facilitare la manutenzione dell’area. Alcuni ministri israeliani hanno indicato che il controllo militare della regione potrebbe favorire la creazione di nuovi insediamenti ebraici, nonostante il premier Benjamin Netanyahu abbia temporaneamente escluso tale opzione. L’ex insediamento israeliano di Netzarim è situato nell’area ora completamente sotto il controllo israeliano.
Le basi israeliane a Gaza
Secondo l’analisi delle immagini satellitari, l’esercito israeliano ha attualmente almeno 19 basi principali nell’area, affiancate da numerose piccole strutture. Molte di queste sono state istituite all’inizio del conflitto, ma i rilievi indicano che 12 basi sono state costruite o ampliate negli ultimi tre mesi.
Shoshani ha puntualizzato che l’occupazione estesa del territorio è perseguita per ragioni operative: “Qualsiasi infrastruttura costruita può essere smontata in un giorno”. L’ampliamento delle fortificazioni suggerisce che Israele potrebbe essere preparato a un confronto prolungato a Gaza, secondo quanto riportato dal Nyt.
L’amministrazione Biden si oppone a un controllo israeliano a lungo termine sull’enclave, sperando che essa possa diventare parte di un futuro Stato palestinese. Il presidente eletto Donald Trump ha esortato Israele a “concludere” il conflitto, senza precisare le condizioni accettabili per una Gaza postbellica.