Parkinson e Approccio Olistico: Il Metodo Vincente del Professor Calabresi (Gemelli)

approccio olistico alla malattia di parkinson

La gestione della malattia di Parkinson richiede un approccio integrato che va oltre la somministrazione dei farmaci. Secondo il neurologo Paolo Calabresi, ordinario di Neurologia presso l’Università Cattolica e direttore della Uoc Neurologia al Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma, è fondamentale considerare l’interazione del paziente con l’ambiente circostante, facilitata da attività terapeutiche che includono l’attività fisica e la socializzazione.

importanza dell’attività fisica

Calabresi evidenzia come, nelle fasi iniziali della malattia, l’attività fisica svolga un ruolo cruciale. Esercizi come le camminate aerobiche, praticate tre volte a settimana per 30-45 minuti, sono paragonabili agli effetti terapeutici dei farmaci. Questo aspetto evidenzia la necessità di un approccio attivo da parte dei pazienti, tramite sport e interazioni sociali, per migliorare notevolmente la loro qualità di vita.

importanza dell’interazione sociale

Un altro elemento chiave, sottolineato dal neurologo, è il rafforzamento delle relazioni sociali. Il rischio di isolamento e depressione è significativo e può essere contrastato attraverso attività condivise in ambito familiare e associativo. Pratiche come la danza, il teatro, l’ascolto della musica e la pittura apportano benefici importanti per il benessere dei pazienti.

complicanze e crescita della malattia

La malattia di Parkinson è caratterizzata da sintomi motori e non motori, con una prevalenza in aumento negli ultimi venti anni. Attualmente, si stima che in Italia ci siano circa 300.000 pazienti affetti da questa malattia, il cui esordio avviene generalmente oltre i 50 anni, anche se circa il 10% manifesta una forma giovanile. Le complicazioni possono comprendere disturbi gastrointestinali, alterazioni nel sonno e nella regolazione della pressione, tutti fattori che influenzano la vita quotidiana dei pazienti.

analisi dei dati e fattori non farmacologici

Le ricerche dimostrano un effetto benefico dell’attività fisica sulle cellule dopaminergiche, sottolineando come la solitudine possa incrementare il rischio di sviluppare la malattia. Un’importante evidenza scientifica proviene da uno studio della New York University, che illustra il potenziale terapeutico di attività artistiche guidate da professionisti per il miglioramento delle funzioni cognitive e del benessere complessivo, evidenziando come l’arte possa contribuire alla cura delle malattie neurodegenerative.

principali punti chiave

  • Approccio olistico nella cura della malattia di Parkinson
  • Attività fisica fondamentale per il miglioramento della salute
  • Interazione sociale essenziale per combattere isolamento e depressione
  • Aumento della prevalenza della malattia negli ultimi anni
  • Importanza di fattori non farmacologici nella gestione della malattia