La recente decadenza delle forniture di gas da parte di Gazprom verso l’Austria ha suscitato preoccupazioni nel mercato energetico europeo. A seguito della decisione dell’azienda austriaca Omv di trattenere un pagamento di 230 milioni di euro, derivante da una controversia arbitrale, Gazprom ha interrotto le consegne. Questo evento ha portato a una stabilizzazione dei prezzi del gas, con il TTF di Amsterdam che si è mantenuto sopra i 45 euro per MWh, raggiungendo anche i 47 euro. L’analisi condotta da Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, evidenzia che il gas russo continua a fluire verso paesi come Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Serbia e Italia tramite l’Ucraina.
Forniture di gas russo in Europa
Nonostante le difficoltà, non si è verificata una cessazione totale delle forniture di gas russo verso l’Europa. I flussi continuano, anche se in modo limitato rispetto ai volumi pre-pandemia. Lo scorso anno, circa 15 miliardi di metri cubi di gas hanno transitato attraverso l’Ucraina, corrispondendo solo all’8% rispetto ai livelli precedenti. La principale incognita riguarda le forniture post 31 dicembre 2024, data in cui scade l’accordo sul transito nella nazione ucraina.
Possibili conseguenze per l’Italia
La situazione delle forniture di gas potrebbe non avere impatti significativi sull’Italia. Attualmente, quasi tutto il gas russo che giunge in Italia attraverso Tarvisio è in gran parte reindirizzato verso altre nazioni europee, compresa l’Austria.
Andamento del prezzo del gas
Nonostante la sospensione delle forniture all’Austria, il prezzo del TTF ha visto un incremento di circa il 10%. Questo può sembrare inusuale, ma il mercato delle materie prime è soggetto a fluttuazioni anche con minimi squilibri. Il prezzo è stato influenzato sia dalla domanda elevata di gas in Europa, spinta dal freddo, sia dalla bassa produzione di energia eolica a causa della scarsa ventosità nel Mare del Nord.
Rischi per l’inverno
I timori di un inverno rigido, una potenziale interruzione totale delle forniture russe dal 1° gennaio e la necessità di ricorrere a centrali a gas in assenza di energia rinnovabile pongono questioni cruciali. Tali condizioni possono creare aspettative di aumento dei prezzi, specialmente all’inizio della stagione invernale.
In sintesi, sebbene ci siano speranze per una diminuzione dei prezzi, è possibile che il costo del gas possa ulteriormente aumentare. I fattori a favore di una stabilità includono inverni precedenti più miti, cambiamenti climatici e una minore attività economica in Europa.
Il ruolo del GNL statunitense
Con il recente ritorno di Trump alla Casa Bianca, l’importanza del Gas Naturale Liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti per l’Europa rimarrà cruciale. Il presidente eletto manifesta una chiara intenzione di favorire le esportazioni di GNL e è previsto un aumento della produzione nel settore energetico. Nonostante ciò, gli effetti tangibili di queste politiche non saranno immediati, poiché Trump assumerà l’incarico a gennaio. Il contrasto tra i prezzi del gas in Europa, circa 45 euro/MWh, e quelli negli Stati Uniti, inferiori a 10 dollari/MWh, sottolinea l’incentivo americano ad intensificare le esportazioni di GNL.