Netanyahu Contro il Mandato d’Arresto: Accuse di Antisemitismo ai Giudici

La recente decisione della Corte penale internazionale (Cpi) ha generato forti reazioni in merito ai mandati di arresto emessi nei confronti di personalità legate alla situazione conflittuale in Medio Oriente. In particolare, l’ex ministro della Difesa israeliano Gallant e il premier Netanyahu sono stati coinvolti, insieme al leader del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif. Questo articolo esplorerà le ragioni di tali mandati e le reazioni provenienti da Stati Uniti, Italia e Hamas.

Le reazioni da Israele

Immediate e incisive sono state le reazioni dall’ufficio di Benjamin Netanyahu, definita la decisione della Cpi come “assurda” e “antisemita”. Netanyahu ha dichiarato che non si cederà alle pressioni e che il Paese continuerà a perseguire i propri obiettivi. Il portavoce del premier ha ulteriormente precisato:

  • La Cpi è accusata di basare la sua decisione su elementi falsi.
  • Le accuse riguardano le modalità di intervento di Israele a Gaza a seguito degli attacchi del 7 ottobre.
  • Non ci sono guerre più giustificate di quella che Israele sta conducendo.

Netanyahu, Gallant e Deif: i mandati dalla Cpi

La Corte penale internazionale ha avanzato mandati di arresto non solo per Netanyahu e Gallant, ma anche per Mohammed Deif, capoccia del braccio armato di Hamas. I mandati si basano su accuse di crimini contro l’umanità, con specifico riferimento a:

  • Privazione deliberata della popolazione civile di Gaza dei mezzi necessari alla sopravvivenza.
  • Utilizzo della fame come arma di guerra.
  • Crimini di guerra associati agli attacchi contro la popolazione civile.

I giudici hanno sottolineato la necessità di ritenere penalmente responsabili coloro che, come i leader israeliani, hanno messo in atto azioni che violano il diritto internazionale. Queste indicazioni sono state fortemente contestate da Israele.

La reazione di Hamas

Il movimento di resistenza palestinese Hamas ha identificato nel mandato d’arresto una “tappa fondamentale verso la giustizia”, richiedendo la responsabilità di tutti i leader israeliani e invitando i Paesi a cooperare per fermare i crimini a Gaza. Nella nota ufficiale si evidenzia:

  • La decisione della Cpi corregge ingiustizie storiche contro il popolo palestinese.
  • Hamas chiede un’azione coordinata per arrestare i presunti criminali di guerra.

La reazione degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno preso posizione contro la decisione della Cpi, dichiarando di “respingere categoricamente” le accuse e manifestando preoccupazione per i presunti errori procedurali subentrati nella decisione della Corte.

La posizione dell’Italia

Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha espresso il proprio dissenso sulla sentenza, specificando che non è corretto accostare leader israeliani a figure responsabili di atti terroristici. La sua posizione include:

  • La sentenza e le critiche alla violenza risultante della guerra sono un altro discorso.
  • Se Netanyahu o Gallant arrivassero in Italia, il Paese si troverebbe a dover rispettare gli obblighi della Cpi.

In sintesi, le reazioni a questa complessa vicenda evidenziano tensioni persistenti in merito al conflitto israelo-palestinese e alle responsabilità legate ad atti di violenza e guerra, coinvolgendo poteri e istituzioni a livello globale.