nuove indagini sulla strage di via d’amelio
Si svolge un nuovo processo riguardante il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Sotto accusa vi sono alcuni poliziotti, accusati di aver fornito false dichiarazioni durante il processo sul depistaggio, che era già terminato con la prescrizione del reato di calunnia per tre agenti coinvolti. Questi ultimi facevano parte del Gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’, istituito dopo gli attentati per chiarire la dinamica delle morti dei due giuristi e dei loro agenti di scorta.
rinvio a giudizio per quattro agenti di polizia
Oggi il Giudice dell’udienza preliminare, David Salvucci, ha accolto pienamente la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero Maurizio Bonaccorso, che ha annunciato il suo trasferimento da Caltanissetta a Palermo. I quattro poliziotti implicati, tutti presenti durante l’udienza, non hanno rilasciato alcuna dichiarazione successivamente alla decisione del gup, manifestando chiaramente la loro delusione. L’avvocata Maria Giambra, difensore di alcuni degli imputati, ha affermato la non responsabilità dei suoi assistiti, ribadendo la loro onestà.
difese degli imputati
Durante l’udienza preliminare, i legali dei poliziotti hanno ripetutamente sancito che non vi è mai stata volontà di depistare e che gli imputati si sono sempre comportati come servitori dello Stato. Scontroso fino alla fine, l’avvocato ha affermato che il gruppo di poliziotti fosse “l’ultimo chiodo della ruota di un carro che muove qualcun altro”. Inoltre, è stata richiesta la non luogo a procedere per il fatto di non sussistere, o in subordine, la riqualificazione della condotta come falsa testimonianza.
accuse del pubblico ministero
Il PM, Maurizio Bonaccorso, ha accusato gli agenti di malafede, reticenze e fornire false dichiarazioni relative alle indagini sulla strage di via D’Amelio, evidenziando come tali comportamenti potessero influenzare ulteriori procedimenti giudiziari. Ha enfatizzato che le false dichiarazioni avrebbero portato a condanne ingiuste di innocenti, aggravando la già complessa situazione legale.
docu-mentazione e testimonianze
Uno degli aspetti chiave del processo è la relazione di servizio di Maurizio Zerilli, ritrovata dopo un anno, che il PM sostiene possa comprovare la responsabilità dei poliziotti. A queste affermazioni si contrappongono le difese, che richiamano all’attenzione il contesto in cui queste affermazioni sarebbero state formulate, in particolare, la figura di Vincenzo Scarantino, per il quale le difese delle parti citano un falso pentito che ha influenzato il corso delle indagini.
il futuro del processo
Le discussioni legali si preannunciano vivaci mentre il Tribunale di Caltanissetta si appresta a decidere se gli imputati abbiano realmente depistato le indagini oppure se, come dichiarato dalle loro difese, abbiano sempre e solo riferito la verità.