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Secondo Leonardo Agueci, ex Procuratore aggiunto di Palermo, si sollevano interrogativi riguardo alle motivazioni che hanno portato il tribunale a concedere un permesso premio a Ignazio Pullarà, 78 anni, boss della mafia palermitana. Agueci, il quale ha coordinato diverse inchieste sulla mafia, ha dichiarato che tale decisione potrebbe essere basata su una valutazione positiva dei comportamenti tenuti dal detenuto durante la sua permanenza in carcere. Tuttavia, è comune osservare che i capi mafiosi si comportano in modo “formalmente adeguato” per mantenere influenze all’interno delle loro organizzazioni. L’ex Procuratore sottolinea che un vero criterio di valutazione restante è la dimostrazione di un autentico distacco dalla mafia, con la collaborazione come prima manifestazione.
La questione diventa particolarmente difficile da spiegare, soprattutto a chi ha subito perdite a causa della mafia, evidenziando l’impatto sulla credibilità delle istituzioni. Agueci ha affermato: “È una situazione complessa da chiarire e non aiuta certamente la credibilità delle istituzioni nei confronti delle vittime”. Inoltre, evidenzia come i leader mafiosi, una volta tornati in libertà, tendano a tornare rapidamente a esercitare il loro potere all’interno dell’organizzazione.
rischi per la legislazione antimafia
Per quanto riguarda il panorama legislativo antimafia attuale, Agueci esprime preoccupazioni per un possibile indebolimento delle normative fondamentali. Sottolinea la necessità di un’analisi attenta delle politiche del governo, in particolare rispetto a eventuali provvedimenti di riduzione della spesa pubblica, che potrebbero compromettere le risorse destinate alle misure di contrasto alla mafia. La valutazione dell’efficacia dell’azione governativa sarà possibile solamente alla luce di questi sviluppi.
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