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Informare i pazienti in modo adeguato durante tutte le fasi della gestione dell’ictus riveste una grande importanza.
28 ottobre 2024 | 13.16
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“L’ictus è la terza causa di morte in Italia, rappresentando la principale causa di invalidità e disabilità. Attualmente, oltre 1 milione di persone vive con conseguenze permanenti dovute a questa malattia, la quale non colpisce più solo la popolazione anziana ma fa parte della vita di molte persone. Il termine ictus continua a mettere paura, essendo ritenuto un tabù. È essenziale trattare questo argomento, in particolare con i pazienti durante la fase post-ictus”. Così ha dichiarato Andrea Vianello, presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia Odv, in vista della Giornata mondiale dell’ictus, che si celebra il 29 ottobre.
Un’indagine condotta da Elma Research ha rivelato che il 57% dei pazienti non era stato adeguatamente informato, durante le dimissioni post-ictus, riguardo alla possibilità di sviluppare la spasticità, un disturbo caratterizzato da dolore, rigidità muscolare e difficoltà nell’esecuzione di attività quotidiane come vestirsi o allacciarsi le scarpe. “È fondamentale fornire informazioni corrette sin dall’inizio, quando si verifica l’evento acuto, riguardo alla potenziale insorgenza di questa condizione”, sottolinea Vianello. “È di vitale importanza che i pazienti, che affrontano un evento così devastante, ricevano informazioni adeguate. Noi di A.L.I.Ce. Italia Odv ci impegniamo quotidianamente in questo: informiamo su come deve avvenire la gestione dell’ictus, i centri adatti e l’importanza di un intervento tempestivo. È cruciale seguire i pazienti lungo il loro percorso riabilitativo e garantire un rientro sicuro a casa”.
Riguardo alla spasticità, Vianello ha aggiunto: “Ci siamo attivati come associazione per diffondere una corretta informazione, poiché si tratta di una condizione che può manifestarsi anche mesi dopo l’ictus. Molti pazienti non ne erano a conoscenza, risultando quindi impreparati ad affrontare spasmi, dolori e contratture che risultano particolarmente invalidanti”.
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