Caschi Blu in Libano: La Missione UNIFIL Continua Senza Cambiamenti

Attualmente, l’Unifil, la forza di interposizione militare delle Nazioni Unite, si trova sotto pressione, essendo oggetto di attacchi da parte delle forze israeliane. Andrea Tenenti, portavoce dell’Unifil, ha comunicato che la richiesta del primo ministro israeliano Netanyahu volta a ritirare i contingenti dal sud del Libano si è trovata di fronte a un’opinione pubblica internazionale coesa. Tenenti afferma che non è accettabile che un singolo stato membro delle Nazioni Unite possa determinare il futuro di una missione internazionale. Attualmente, l’Unifil continuerà a operare in Libano, almeno fino a quando non si verificherà un evento significativo che possa innescare un effetto domino, provocando l’abbandono della missione da parte di altri paesi.

La posizione della comunità internazionale

Recentemente, è emersa la necessità di mantenere un livello di sicurezza adeguato per i soldati, che ora possono svolgere alcune operazioni all’aperto, anche se con limitazioni e dotazioni di sicurezza. È stato evidenziato il sostegno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per la missione e la condanna degli attacchi ai Caschi blu. Anche gli Stati Uniti hanno espresso chiaramente che i peacekeeper non devono essere soggetti a violenze. Nonostante ciò, la ricerca di una risoluzione attraverso la mediazione rimane complessa, e un cessate il fuoco appare difficile da realizzare.

Le regole di ingaggio dell’Unifil

Il dibattito riguardo alla necessità di modificare le regole di ingaggio dell’Unifil è tornato in auge. Tenenti ha dichiarato che un cambiamento nelle regole non comporterebbe automaticamente una modifica della missione né una maggiore aggressività da parte dei peacekeeper. Si enfatizza l’importanza di una soluzione politica e diplomatica piuttosto che militare, aggiungendo che un eventuale intervento armato all’interno del Libano sarebbe problematico, poiché richiederebbe l’autorizzazione del governo locale. È stata riportata anche la scoperta di ordigni esplosivi lungo la Blue Line, evidenziando la precarietà della situazione attuale e la necessità di trovare una via di uscita politica.