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L’industria del giornalismo è contrassegnata da un tragico bilancio di vittime che hanno perso la vita mentre cercavano di documentare i conflitti. Recentemente, la giornalista del Tg3, Laura Goracci, e l’operatore Marco Nicois hanno espresso il loro profondo dolore per la perdita del loro autista libanese, che è deceduto a causa di un malore dopo aver subito minacce e aggressioni. Questo evento non è che l’ultimo di una lunga serie di incidenti che hanno colpito i professionisti del settore.
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Attualmente, i giornalisti si trovano a fronteggiare una situazione di pericolo e vulnerabilità. Da Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo, uccisi a Mostar nel gennaio 1994, fino a Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio lo stesso anno insieme all’operatore Miran Hrovatin, la cronaca è costellata da tragiche scomparse.
Nel 1995, un altro operatore della Rai, Marcello Palmisano, ha perso la vita a Mogadiscio sotto il fuoco nemico, mentre era con la giornalista Carmen Lasorella, che riportò anche ferite. A distanza di quattordici anni, nel maggio 2010, Fabio Polenghi venne ucciso in Thailandia durante un’operazione militare contro le Camicie rosse. Anche Enzo Baldoni, giornalista e pubblicitario, fu vittima di questo ambiente violento, morendo a Bagdad nel 2004 mentre lavorava a un reportage per il settimanale ‘Diario’.
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