Un importante sviluppo legale ha coinvolto un medico californiano, accusato di responsabilità nella morte di Matthew Perry, l’attore noto per il suo ruolo in “Friends”.
03 ottobre 2024 | 15.39
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Il medico ha dichiarato di essere colpevole di aver somministrato ketamina all’attore senza controlli adeguati, risultando determinante nell’overdose fatale avvenuta il 28 ottobre 2023. Durante l’udienza, ha espresso il suo pentimento e sta collaborando con le autorità, restando libero su cauzione fino alla sentenza prevista per il 2 aprile 2025.
Secondo un rapporto autoptico, la causa di morte di Perry è stata identificata come effetti acuti della sostanza. Al momento del decesso, l’attore stava seguendo trattamenti medici con ketamina per affrontare depressione e ansia, anche se l’ultima somministrazione risaliva a dieci giorni prima della sua morte.
Nel corso della sua carriera, Perry ha affrontato sfide significative legate alla dipendenza da oppiacei e alcol, frequentando più volte cliniche per la riabilitazione. Ha anche confessato di aver perso la memoria di tre anni di riprese di “Friends” a causa dell’abuso di sostanze. Nel suo libro di memorie ha affermato di aver mantenuto la sobrietà dal 2001, eccettuati circa 60 o 70 incidenti.
Che cos’è la ketamina
La ketamina, sviluppata nel 1962 come anestetico, continua a essere utilizzata in medicina per inducendo e mantenendo l’anestesia, in particolare in veterinaria. Sebbene sia un farmaco utile, ha anche un potente effetto come sostanza stupefacente.
In ambito medico, la ketamina è disponibile come un liquido chiaro, incolore e insapore. Se utilizzata illegalmente, viene trasformata in polvere bianca attraverso un processo di evaporazione, permettendo l’assunzione per via nasale o in forma di compresse.
La ketamina provoca euforia, un forte senso di distacco dal corpo e alterazioni della percezione della realtà. Chi la consuma può rispondere a stimoli esterni, pur non avvertendo dolore. Gli effetti collaterali più gravi legati all’uso prolungato includono la dipendenza e gravi danni alla vescica, che in alcuni casi richiedono interventi chirurgici.