Si è svolto un importante incontro a Silea, in provincia di Treviso, dove clinici, rappresentanti delle istituzioni e pazienti si sono confrontati sull’essenzialità delle cure personalizzate e dei test genetici nella lotta contro il cancro ovarico.
28 settembre 2024 | 17.24
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Un dato preoccupante emerge dallo studio: il 70% delle donne affette da tumore ovarico ha già conoscenza della malattia prima della diagnosi, un notevole aumento rispetto al 30% di dieci anni fa. Soltanto il 30% delle pazienti si rivolge a centri specialistici, compromettendo così le possibilità di un intervento terapeutico efficace. Questo è quanto è stato discusso durante l’incontro chiamato “Tumore ovarico in Veneto: cambiamo rotta”, workshop focalizzato sulla personalizzazione delle terapie e sull’importanza dei test genetici per la prevenzione dei tumori eredo-familiari. L’evento è stato promosso da Acto Alleanza contro il tumore ovarico Ets.
Il convegno ha visto la partecipazione di diverse personalità di spicco, tra cui:
- Sonia Brescacin – Consigliere Regione Veneto e presidente V Commissione Politiche socio-sanitarie
- Nicoletta Cerana – Presidente di Acto nazionale
- Petra De Zanet – Presidente di Acto Triveneto
- Grazia Artioli – Oncologo presso l’ospedale Ca’ Fancello Treviso
- Michele Bartoletti – Oncologo atto al CRO Aviano
- Veronica Parolin – Oncologo presso Aoui Verona
- Giulia Tasca – Oncologo al IOV Irccs Padova
Durante l’incontro, è stato evidenziato che il 70% delle pazienti scopre la propria condizione quando la malattia è già in fase avanzata, spesso a causa di sintomi non specifici e della carenza di strumenti di screening adeguati. Queste informazioni sono emerse da un’indagine condotta da Acto Italia, coinvolgendo oltre 100 pazienti a livello nazionale. Il rapporto, denominato “Cambiamo rotta”, si configura come il primo Libro bianco che raccoglie le testimonianze, i bisogni e le proposte delle donne colpite dal tumore ovarico, con un’introduzione redatta dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci.
La discussione ha inoltre sottolineato la necessità di un cambiamento radicale nella gestione del tumore ovarico, per cui è fondamentale:
- Aumentare la consapevolezza riguardo alla malattia e ai centri di specializzazione
- Investire maggiormente nella ricerca per una diagnosi precoce
- Implementare test genomici per garantire terapie individualizzate
- Informare sul trattamento di mantenimento con inibitori PARP
- Affrontare il tema della sessualità in oncologia
Concludendo, si riconosce che con esistenze più lunghe per le pazienti, è importante occuparsi della persona e non solo della malattia.