Una terribile tragedia ha sconvolto una famiglia di Nuoro, dove un padre, Roberto Gleboni, ha dato vita a una strage che ha portato alla morte di cinque persone. La ricostruzione degli eventi ha messo in luce alcuni dettagli significativi, forniti dal figlio 14enne, unico sopravvissuto a questo drammatico accadimento.
la testimonianza del superstite
Il ragazzo ha raccontato, mentre veniva trasportato in ospedale, che in casa si stava consumando una lite accesa. Con le sue parole si ipotizza che la discussione feroce tra i familiari possa aver innescato la follia omicida del padre. Il giovane è l’unico a essere riuscito a scampare alla tragedia, ed è stato lui stesso ad aprire la porta agli agenti intervenuti successivamente.
Attualmente, il minore è stato sottoposto a un intervento chirurgico per rimuovere schegge dalla mandibola e non è ancora in grado di ricevere visite, ad eccezione del personale medico, mentre si prepara per un’interrogazione protetta con l’assistenza di uno psicologo infantile.
le indagini in corso
Quando le condizioni di salute del 14enne lo permetteranno, verrà ascoltato dagli inquirenti per fornire chiarimenti sul possibile movente alla base della strage. Questo potrebbe contribuire a chiarire le motivazioni dietro una simile azione del padre.
Le indagini stanno cercando di fare luce sul caso tramite vari accertamenti, inclusa l’analisi dei telefonini e computer delle vittime e dell’omicida. Anche gli aspetti economici della situazione sono sotto esame per comprendere meglio le dinamiche familiari.
ricordi delle vittime
Il professor Carlo Pala, relatore della tesi di laurea di Martina, una delle vittime, ha sottolineato che la giovane fosse una studentessa brillante e determinata. Durante un incontro avvenuto pochi mesi prima, Martina esprimeva entusiasmo per il futuro e desiderava ricevere consigli sull’orientamento dei suoi studi.
Il dramma ha colpito anche la scuola elementare di Monte Gurtei, frequentata da Francesco, 10 anni, che era conosciuto per la sua gentilezza e correttezza. Le mamme degli altri bambini hanno affermato che non avevano mai notato segni di disagio nel giovane e che la famiglia appariva riservata.