analisi del rapporto annuale ‘noi doniamo’
Il rapporto annuale ‘Noi doniamo’, giunto alla sua settima edizione e redatto dall’Istituto Italiano della Donazione (IID), offre una panoramica sulla situazione delle donazioni in Italia in occasione dell’edizione 2024 del Giorno del Dono, supportato da Bper Banca. Dallo studio emerge una leggera diminuzione della propensione a donare tra i cittadini italiani, con il numero di donatori che scende dal 12,8% del 2022 all’11% nel 2023.
evoluzione delle donazioni in italia
L’analisi dei dati degli ultimi anni mette in evidenza un quadro articolato: il 2020 ha segnato un incremento delle interazioni solidali a causa della pandemia, ma il 2021 ha mostrato sfide sia nell’impegno finanziario che nel volontariato. Nel 2022 ci sono stati segnali di ripresa, per poi continuare nel 2023, anche se i livelli pre-pandemia non sono stati ancora raggiunti. Ivan Nissoli, presidente dell’IID, sottolinea che il calo delle donazioni non implica una diminuzione della cultura del dono, bensì rappresenta una risposta ai cambiamenti economici e sociali attuali. È necessario, quindi, combattere l’astensionismo e promuovere nuove modalità di partecipazione.
trend delle donazioni informali
Nonostante il calo del numero di donatori dichiarati, BVA Doxa riporta un aumento del 5% delle donazioni informali, oltre a una riduzione del 4% dei non donatori, passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023. Inoltre, l’Italy Giving Report del 2021 evidenzia una crescita dello 0,04% nel valore totale delle donazioni, segnando un incremento lento ma costante dal 2019.
profilo demografico dei donatori
Il picco delle donazioni è riscontrabile tra gli individui di età compresa tra i 45 e i 74 anni, dove la percentuale di donatori si attesta tra il 13% e il 15%. In contrasto, meno del 5% dei giovani tra i 14 e i 24 anni risulta essere donatore. Un divario significativo emerge anche tra il Nord e il Sud del paese, con il 14,3% della popolazione del Nord-est che contribuisce a organizzazioni, rispetto al 6,6% del Mezzogiorno. Si rafforza inoltre il legame tra il livello d’istruzione e la propensione a donare: il 22,8% dei laureati effettua donazioni, contro il 5,3% di chi ha solo la licenza media. Le cause più sostenute risultano essere:
- Ricerca medico-scientifica – 38%
- Aiuti umanitari/emergenza (inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna) – 35%
- Povertà in Italia – 19%
donazioni informali nel 2023
Nel 2023, la percentuale di chi ha effettuato almeno una donazione informale è aumentata dal 50% al 55%. L’elemosina a favore di persone bisognose ha registrato un incremento (+4 punti percentuali) raggiungendo il 19%, seguita dalle collette per le emergenze, il cui valore è rimasto stabile al 18%. I dati di BVA Doxa mostrano anche un incremento fra i giovani donatori, sebbene ancora inferiore alla media generale: nella fascia di età 15-24 anni, si segnala un aumento del 3% per le donazioni a favore del non profit e del 2% per le donazioni informali.
stabilità e variazioni nelle organizzazioni non profit
Secondo il monitoraggio dell’Istituto Italiano della Donazione in collaborazione con CSVnet, su 347 organizzazioni non profit, si osserva una stabilità generale con una minore flessione nelle raccolte fondi. Il 32% delle organizzazioni ha registrato un aumento, rispetto al 47% del 2022, mentre il 21% ha visto una diminuzione. La principale fonte di entrate rimane l’erogazione liberale da persone fisiche (60%), seguita dall’importanza crescente del 5×1000, salito al 39% rispetto al 31% del 2022. L’analisi dei lasciti testamentari rivela che solo l’1% delle organizzazioni ha ricevuto tali contributi.
l’impatto del caso ferragni
Il report ‘Noi doniamo’ del 2024 analizza anche il caso Ferragni, evidenziando un impatto limitato sulle raccolte fondi. Solo il 5% delle 347 associazioni intervistate riporta conseguenze negative, mentre il 18% non è in grado di esprimere un giudizio. Nel 5%, la maggior parte rileva un calo tra i donatori privati (51%) e una percentuale minore per aziende e fondazioni (17%). Nonostante ciò, l’interesse verso le collaborazioni tra enti non profit e marchi famosi è in crescita, con due italiani su dieci che affermano di aver donato influenzati da pubblicità e iniziative promozionali.
Infine, Caritas Italiana conclude sottolineando un cambiamento culturale nelle relazioni tra enti non profit e donatori, privati o aziendali, evidenziando l’importanza della valutazione dei rischi nelle partnership. Francesco Stefanini di Caritas evidenzia che esiste una crescente consapevolezza e attenzione ai dettagli, sostituendo un precedente approccio reattivo.