rischio di inammissibilità del referendum sulla cittadinanza
Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, esprime preoccupazioni riguardo all’eventualità di inammissibilità del referendum volto a modificare le modalità di concessione della cittadinanza italiana. Il quesito referendario propone di ridurre il periodo di residenza legale necessario per ottenere la cittadinanza a 5 anni, sollevando interrogativi sulla legittimità di tale richiesta.
analisi del quesito referendario
Mirabelli osserva che il sistema italiano prevede principalmente referendum abrogativi. Quando un quesito viene presentato in modo “a ritaglio”, esso potrebbe non abrogare una norma esistente, ma piuttosto introdurne una nuova. Questo scenario potrebbe portare a una valutazione del referendum come propositivo, il che lo renderebbe non ammissibile. La modifica di termini come “NON DEVE” per escludere “NON” potrebbe, infatti, creare nuove disposizioni giuridiche.
elementi del quesito e loro implicazioni
Esaminando il testo del referendum, Mirabelli sottolinea il rischio che l’abrogazione della norma relativa all’ottenimento della cittadinanza dopo 10 anni di residenza legale possa combinarsi con la regolamentazione che prevede il termine di 5 anni per gli adottati da cittadini italiani. Di fatto, questo potrebbe portare a un’innovazione normativa anziché a una mera abrogazione.
necessità di intervento normativo
Mirabelli evidenzia che la raccolta firme per il referendum è avvenuta in tempi rapidi, grazie all’introduzione della raccolta online, che suggerisce una forte organizzazione. Emerge l’esigenza di un intervento normativo per prevenire potenziali abusi.
considerazioni sulla raccolta firme
Il presidente emerito suggerisce che, mentre la raccolta firme informatizzata riduce i costi e semplifica il processo, potrebbe anche facilitare eccessi. Pertanto, potrebbe essere opportuno rivedere il numero di firme necessarie per validare il referendum.
persone citate
- Cesare Mirabelli