Valditara: Troppe Assenze Scolastiche a Causa dei Social, Bandiamo i Cellulari in Classe

Il recente divieto di utilizzo degli smartphone nelle scuole primarie e secondarie ha suscitato reazioni favorevoli nel contesto educativo. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha evidenziato in un’intervista a ‘Porta a Porta’ su Rai 1 l’apprezzamento mostrato dalle istituzioni scolastiche.

Ragazza con smartphone - 123rf
Ragazza con smartphone – 123rf

Il ministro ha dichiarato che il provvedimento rappresenta un’importante questione sociale e sottolinea la necessità di promuovere una pausa dalla tecnologia, al fine di migliorare le interazioni tra gli studenti. Ha osservato come la scuola debba fungere da ambiente protettivo per la salute mentale dei ragazzi, invitando a riscoprire il contatto umano.

Impatto della tecnologia sulla gioventù

Valditara ha evidenziato che un numero significativo di studenti, circa 50mila, abbandona la scuola per rimanere collegato ai social network. Questo fenomeno, che ha origini in Giappone, si sta diffondendo in Europa, creando un vasto problema sociale. I genitori si trovano in difficoltà nel fronteggiare questa dipendenza, necessitando di iniziative efficaci per contrastarla. Il ministro ha sottolineato l’urgenza di perseguitare una campagna di sensibilizzazione, affinché i dispositivi elettronici non vengano consegnati a bambini di età inferiore ai 10 anni.

Educazione dei genitori alla relazione

È essenziale formare anche i genitori, come affermato da Valditara. È stato lanciato un appello per rinforzare il dialogo con i figli, favorendo la narrazione di storie e la lettura al posto dell’uso del cellulare. Questo approccio aiuterà i giovani a sviluppare la fantasia e relazioni più salutari.

Prospettive future

Il ministro ha anche in programma di presentare questa iniziativa a livello europeo. Ha recentemente condiviso la sua posizione con la collega di Cipro, la quale ha apprezzato il divieto imposto. Si prevede così di redigere un documento destinato a vari ministri europei, con l’obiettivo di unirsi a paesi come Francia, Olanda e Svezia, che hanno già intrapreso azioni simili.

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