Percezione dell’Alzheimer tra gli italiani
Un’indagine recente ha messo in luce informazioni significative riguardo alla percezione degli italiani sulla malattia di Alzheimer e sul loro approccio verso la prevenzione e le cure. I risultati sono stati presentati al Ministero della Salute a Roma, in occasione della celebrazione del decimo anniversario di Airalzh (Associazione italiana ricerca Alzheimer).
Risultati principali dello studio
Il sondaggio, condotto da Walden Lab con il supporto di Eumetra MR, ha coinvolto un campione rappresentativo di 800 italiani di età pari o superiore ai 40 anni. È emerso che:
- Il 50% degli intervistati teme di poter sviluppare l’Alzheimer in futuro.
- Solo il 10% si considera “molto informato” sulla malattia.
- L’81% ritiene probabile che la ricerca porti a terapie efficaci.
- Il 68% degli italiani considera l’Alzheimer una malattia “molto grave”.
Conoscenza della malattia
Nonostante la percezione di gravità, le conoscenze riguardanti l’Alzheimer sono limitate. Solo il 15% della popolazione si considera “molto informata”. Nello specifico:
- Il 64% è a conoscenza dei sintomi.
- Solo il 41% sa delle possibilità di cura.
- Il 33% è informato riguardo la prevenzione.
I sintomi più comuni associati all’Alzheimer includono:
- Perdita di memoria (85%)
- Perdita della capacità di orientamento (69%)
- Perdita di contatto con i propri cari (63%)
- Perdita di connessione con il mondo esterno (58%)
Fattori di rischio e ottimismo per il futuro
La presenza di casi di Alzheimer in famiglia è considerata il principale fattore di rischio (75%). Al contrario, elemetni come la dieta poco sana (26%) e il fumo (22%) sono considerati meno influenti. Nonostante ciò, queda la consapevolezza riguardo l’importanza di uno stile di vita sano per la prevenzione, con solo il 32% che condivide questa opinione.
Guardando al futuro, prevale un sentimento positivo: l’81% della popolazione è fiduciosa nella scoperta di terapie efficaci per l’Alzheimer. La ricerca è percepita come decisiva da un 83% degli intervistati, evidenziando un forte desiderio di maggiore informazione sui metodi di prevenzione (61%), le opzioni per la diagnosi precoce (60%) e le prospettive terapeutiche (55%).