Una tragica vicenda ha colpito una famiglia in Inghilterra, segnata dalla prematura scomparsa di una bambina di 8 anni, deceduta a causa di una sepsi. Questo dramma ha sollevato interrogativi sulla responsabilità del personale sanitario e ha spinto i genitori a chiedere giustizia e chiarezza riguardo ai fatti accaduti.
il destino tragico della piccola mia
La bambina, di nome Mia, è stata portata due volte dallo stesso medico di base nella stessa giornata, a seguito di sintomi preoccupanti. Nonostante le sue condizioni si fossero rapidamente deteriorate, il medico le aveva consigliato di risolvere il problema a casa, suggerendo una cura domiciliare e convincendo i genitori che non ci sarebbero stati posti disponibili in ospedale.
Mia manifestava segni di vomito, forti mal di testa e mal di gola. Durante la prima visita, il medico aveva raccomandato il trattamento con liquidi e ibuprofene. La situazione non migliorava e, in un secondo consulto, la bambina era diventata stanca, non mangiava più e urinava poco. Nonostante ciò, ancora una volta le era stata negata la possibilità di un ricovero ospedaliero.
Durante la notte, le condizioni di Mia si sono aggravate ulteriormente, con lo sviluppo di eruzioni cutanee e labbra blu. Solo a questo punto i genitori hanno chiamato un’ambulanza. All’arrivo in ospedale, sono stati registrati attimi drammatici: la bambina è entrata in shock settico e ha subito un arresto cardiaco. Nonostante gli sforzi dei medici, non è stato possibile salvare la piccola.
Le indagini hanno rivelato che il decesso era provocato da una sepsi causata da un’infezione da streptococco di tipo A.
la richiesta di giustizia e il dolore dei genitori
I genitori di Mia, intervistati da un noto quotidiano, hanno espresso il loro inconsolabile dolore. Hanno dichiarato: “Mia era stata portata due volte dal medico, il quale le aveva detto che i suoi sintomi erano di tipo virale. Circa 15 ore dopo era morta di sepsi. Il dolore incredibile e insopportabile che proviamo è inspiegabile e inimmaginabile”.
Inoltre, i genitori hanno sottolineato la necessità di una migliore informazione riguardo ai sintomi della sepsi: “Abbiamo iniziato a fare ricerche e a leggere di più a riguardo, ed era chiaro che Mia presentava sintomi di sepsi, ma non ci è stato detto di portarla in ospedale. Tutto questo deve cambiare. Dobbiamo educare i cittadini e gli operatori sanitari a riconoscere i segnali della sepsi”.