Il governo ha approvato nuove disposizioni che mirano a conformarsi alla direttiva europea sul rafforzamento della presunzione di innocenza.
05 settembre 2024 | 21.07
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È stato stabilito il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare durante le indagini. La decisione è stata presa durante il Consiglio dei ministri di ieri, approvando le “disposizioni per l’integrale adeguamento della normativa nazionale alla direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016, riguardante il rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali”.
Il provvedimento, come riportato dal comunicato del Consiglio dei ministri, attua l’articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023 (legge 21 febbraio 2024, n. 15), in cui il governo è stato delegato a prendere le misure necessarie per garantire l’adeguamento alla direttiva europea. Si integra anche quanto già previsto dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188, e assicura l’effettivo rispetto dell’articolo 27, secondo comma, della Costituzione.
In particolare, il provvedimento modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale, introducendo il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino al completamento delle indagini preliminari o fino alla conclusione dell’udienza preliminare.
Le critiche dell’opposizione
Il via libera al provvedimento ha suscitato forti reazioni da parte delle opposizioni, che lo considerano un attacco alla libertà di stampa. Sandro Ruotolo, responsabile informazione nella segreteria nazionale del Partito Democratico, ha dichiarato: “Vietare le pubblicazioni delle ordinanze giudiziarie è un ceffone alla libertà di stampa. Il governo ha il tic della censura.” Ruotolo ha promesso supporto a chi si oppone a quella che definisce “legge bavaglio”.
Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha aggiunto che questo governo si sta dimostrando la peggiore destra mai avuta in Italia. Secondo Bonelli, la nuova norma mette a rischio la libertà di informazione e rappresenta un tentativo di silenziare i giornalisti e ostacolare il lavoro dei magistrati.
Bonelli ha descritto questa iniziativa come parte della “cultura autoritaria” del governo, accusandolo di voler controllare ogni aspetto, dalla Rai alla magistratura, fino ai giornalisti. Ha avvertito della deriva verso un modello di governo simile a quello ungherese e ha esortato l’opposizione a combattere attivamente contro queste misure in Parlamento e nelle piazze.