L’emergenza sanitaria legata al vaiolo delle scimmie ha assunto negli ultimi tempi una nuova dimensione, a causa di mutazioni del virus che ne facilitano la trasmissione. Queste variazioni hanno portato alla diffusione del virus tra le popolazioni umane, rendendo necessaria una maggiore attenzione al fenomeno.
storia e diffusione del virus
Il virus del vaiolo delle scimmie, noto anche come mpox, è stato identificato per la prima volta nel 1970 nelle aree rurali delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale. Inizialmente, si pensava che il vaiolo fosse in fase di eradicazione, mentre il virus ha continuato a mutare. La variante Clade I, in particolare, ha mostrato una significativa capacità di trasmissione da individuo a individuo attraverso rapporti sessuali, un dettaglio che non era stato osservato fino a poco tempo fa. L’Istituto Mario Negri ha sottolineato come questa variante fosse rimasta per lo più silente, causando solo sporadici focolai in Africa centrale.
Nell’ultimo periodo, un focolaio anomalo è emerso nella Repubblica Democratica del Congo, provocando preoccupazione tra i ricercatori. Circa 240 infezioni sospette, con 108 casi confermati, sono state segnalate, e si stima che il numero reale sia considerevolmente superiore a causa della carenza di strutture per il tracciamento. Quasi il 30% di questi contagi è avvenuto per via sessuale, suggerendo che il virus si stia adattando a questa modalità di trasmissione, il che potrebbe comportare un’espansione oltre i confini nazionali.
epidemia del 2022
Il tema della diffusione del vaiolo delle scimmie è emerso anche nel maggio del 2022, quando sono stati riscontrati focolai in Paesi non endemici, come Europa e Stati Uniti. In questo caso, la variante coinvolta era il Clade II, il quale ha un’origine identificabile in ceppi dell’Africa occidentale. Il nuovo ceppo Clade I presenta un tasso di mortalità significativo, con un’alta percentuale di decessi tra le persone infette.
modalità di trasmissione
Il virus si trasmette principalmente per contatto fisico diretto, compresa l’attività sessuale. La trasmissione può avvenire indipendentemente dall’orientamento sessuale, anche se nell’attuale epidemia si è osservata maggiormente tra uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. È stata documentata anche la trasmissione verticale dalla madre al feto, nonché altre modalità che richiedono ulteriori studi, in particolare in riferimento alla trasmissione attraverso fluidi corporei durante i rapporti sessuali. Alle persone che hanno recentemente contratto l’infezione si consiglia di utilizzare misure di protezione come i preservativi per un periodo di almeno otto settimane dopo la guarigione.
sintomi e trattamento
I sintomi del vaiolo delle scimmie si manifestano generalmente in un periodo variabile da 2 a 4 settimane dall’infezione, durante il quale la persona affetta rimane contagiosa. Tra i sintomi rilevanti si possono elencare: febbre, cefalea, linfoadenopatia, mialgia, e astenia. È possibile che si verifichino anche complicazioni più gravi in soggetti vulnerabili. Il trattamento può includere antipiretici e antidolorifici, mentre la diagnosi di mpox richiede un’analisi specifica delle lesioni cutanee.
vaccinazione
Il vaccino anti-vaiolo ha dimostrato di fornire una certa protezione contro il vaiolo delle scimmie. In Italia, la vaccinazione obbligatoria era stata interrotta nel 1977 e poi abrogata nel 1981. Nel 2022 è stata reintrodotta per categorie a rischio, come i soggetti con contatti non protetti, personale medico, e uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Pur essendo efficace nel prevenire forme gravi della malattia, non si sa se il vaccino impedisca il contagio o se sia efficace contro il ceppo Clade I, sebbene i dati preliminari siano promettenti.