02 agosto 2024 | 19.38
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Simone Biles esprime la sua passione per la ginnastica. Dopo aver conquistato la sua seconda medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, la famosa ginnasta statunitense ha risposto su X a un utente che l’ha definita una ‘goat’, acronimo di ‘greatest of all times’ (la migliore di tutti i tempi). Nella sua risposta, ha affermato: “Amo il mio lavoro nero”, sottolineando che vincere medaglie d’oro e dominare nel mondo della ginnastica è il suo impegno principale.
Questa affermazione contiene una sottile critica all’ex presidente Donald Trump, il quale in passato aveva dichiarato, durante un incontro con giornalisti afroamericani, che i migranti rubano i ‘black jobs’.
LeBron James ha ripreso il tweet di Biles, commentando con l’emoji di una capra (in inglese ‘goat’) e un cuore nero, manifestando così supporto per la campionessa di ginnastica.
Trump ha recentemente attirato l’attenzione per affermazioni discutibili fatte durante un dibattito il 27 giugno, suggerendo che i migranti irregolari stiano “accettando lavori neri”. Quando gli è stata posta la domanda su cosa costituisse un lavoro nero, la sua risposta è stata generica: “Un lavoro nero è chiunque abbia un lavoro.”
Nell’ambito della stessa intervista, Trump ha attaccato il vicepresidente Kamala Harris, accusandola di non valorizzare l’eredità culturale afroamericana che ha sempre messo in evidenza nel suo percorso politico, facendo della donna il bersaglio delle sue critiche in vista delle prossime elezioni.
Simone Biles, conosciuta come la ginnasta più decorata della storia, ha raggiunto il traguardo di nove medaglie olimpiche nella ginnastica all-round femminile, conquistata giovedì scorso. È importante notare che, durante le Olimpiadi di Tokyo 2021, Biles aveva deciso di ritirarsi dalle competizioni per motivi di salute mentale. Nonostante le critiche ricevute, tra cui quella del senatore JD Vance (R-Ohio), il suo gesto è stato ampiamente celebrato come un atto di coraggio.
Vance, Ha recentemente dichiarato: “Penso che ciò si rifletta piuttosto male sulla nostra società terapeutica”, criticando il modo in cui si tende a esaltare i momenti di vulnerabilità rispetto agli atti di eroismo.