Condanna di Gianfranco Fini per la Casa di Montecarlo: Le Motivazioni del Tribunale

È stata emessa una sentenza riguardante la vendita di un immobile a Montecarlo, ereditato dalla contessa Annamaria Colleoni. Questo bene è stato trasferito ad Alleanza Nazionale e successivamente venduto al cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani.

Gianfranco Fini - Fotogramma
Gianfranco Fini – Fotogramma

29 luglio 2024 | 22.20

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La sentenza ha stabilito che Gianfranco Fini ha avuto un ruolo attivo in un’operazione di riciclaggio legata ai trasferimenti di denaro per l’acquisto dell’appartamento di Montecarlo. Secondo i giudici della quarta sezione penale di Roma, Fini ha autorizzato la vendita di questo immobile, nonostante fosse consapevole dell’inadeguatezza del prezzo rispetto al suo reale valore di mercato, e a favore di una società offshore collegata ai membri della sua famiglia.

Dettagli della Sentenza

L’operazione avvenne nel 2008 per circa 300 mila euro, mentre la vendita nel 2015 ha generato un ricavo di un milione e 360 mila dollari. I giudici hanno sottolineato come Fini cercò di introdurre il cognato in ambienti che potessero offrire opportunità di guadagno, visto che Giancarlo Tulliani non possedeva una carriera professionale solida e le sue aziende erano inattive o in fase di liquidazione.

In quel periodo, Fini si è adoperato per vendere l’appartamento a boulevard Princesse Charlotte, 14 in Montecarlo, ereditato dal partito, nonostante una precedente decisione di non procedere alla vendita. Questo avvenne per insistenza di Tulliani e della sorella, come confermato dallo stesso Fini.

I giudici hanno osservato che Fini ha autorizzato la vendita dell’immobile proprio perché il “cognato” mostrava interesse per l’acquisto, e a differenza di quanto avvenuto durante l’acquisto, questa volta ha personalmente gestito le trattative, fissando un prezzo di 300.000 euro.

Secondo il collegio giudicante, Fini era consapevole dell’interesse di Tulliani nell’affare e pertanto deve rispondere per la sua condotta in merito al riciclaggio. Il processo non ha fornito prove sufficienti riguardo la presunta intesa tra Fini e Francesco Corallo per incentivare relazioni finanziarie con la famiglia Tulliani.

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