In un comunicato, la famiglia della bambina ha espresso il desiderio che venga fatta chiarezza sulla tragedia accaduta.
Le giornate recenti sono state segnate da forte ansia e dolore per la famiglia della piccola. Dopo una lotta disperata per salvarla, è giunta la notizia più triste. La bambina di 11 anni, che era quasi annegata nella piscina del parco Aquaneva a Inzago, in provincia di Milano, non ce l’ha fatta.
l’incidente nella piscina del parco aquaneva
il ritrovamento in condizioni critiche
L’incidente è avvenuto lunedì 17 giugno. La bambina è stata trovata in condizioni critiche e portata fuori dall’acqua in arresto cardiocircolatorio. Si ipotizza che la causa possa essere stato un gioco tra bambini, forse una sfida tra amici.
la supervisione degli adulti presenti
Nonostante la presenza di un adulto a cui era affidata la supervisione dei bambini, la tragedia è avvenuta lo stesso. La bambina si trovava nel centro estivo insieme ai compagni dell’oratorio, sotto la responsabilità del parroco don Andrea Pina, ora unico indagato.
la dichiarazione della morte cerebrale
Oggi, giovedì 20 giugno, l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha dichiarato ufficialmente la morte cerebrale della bambina. Il dolore della famiglia è immenso, e cercano di fare luce sulle possibili negligenze del personale del parco Aquaneva, assistiti dagli avvocati Mirko Mazzali e Francesco Vivone del foro di Milano.
Ringraziamo la comunità di Caravaggio, la Caritas, l’ospedale di Bergamo, la polizia locale di Inzago e tutti coloro che ci stanno vicino in questo doloroso momento. Il sostegno ricevuto è grande, così come il dolore che stiamo vivendo.
il dolore e la ricerca della verità
La famiglia della bambina è devastata dal dolore. Ora è il momento di restare uniti e di supportarsi a vicenda. La famiglia rimane aperta a qualsiasi informazione utile riguardo la tragica vicenda, affinché possa essere segnalata alle autorità competenti. Essi sono convinti che, con l’aiuto di tutti, si scoprirà la verità e le responsabilità dietro questa tragedia, perché la bambina merita giustizia.