La tragica vicenda della bambina di 18 mesi che ha perso la vita dopo aver ingerito un tappo ha scatenato una serie di interrogativi sulla prontezza e l’efficacia dei soccorsi. La madre della piccola ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alla lentezza e all’inefficienza dell’intervento medico.
Le circostanze dell’evento
La dinamica dell’incidente domestico
L’incidente è avvenuto in una mattina di venerdì, mentre la bambina e la madre erano in bagno per lavarsi i denti. La piccola ha trovato un prodotto sigillato, lo ha aperto con i dentini e ha accidentalmente ingerito il tappo, che è andato a bloccarsi nelle vie respiratorie.
Le manovre di disostruzione e l’intervento dei soccorsi
Immediatamente, i genitori hanno tentato di eseguire le manovre di disostruzione delle vie respiratorie, ma senza successo. La piccola è stata quindi portata d’urgenza all’ospedale Monoblocco del Lido di Venezia. Purtroppo, l’elicottero proveniente da Treviso non era funzionante, costringendoli ad attendere un secondo elicottero.
Il tragico epilogo
La bambina è arrivata a Padova verso mezzogiorno ed è stata collegata a una macchina cuore-polmoni. Purtroppo, il lungo periodo senza ossigeno è stato fatale. La madre si chiede perché non sia stata tolta subito l’ostruzione mentre era ricoverata all’ospedale di Lido, lamentando un’attesa eccessiva quando ogni minuto era cruciale.
Le incertezze sui tempi di intervento
Le critiche ai soccorsi
La madre della bambina ha espresso con forza il suo disappunto per la mancanza di un macchinario necessario nel primo ospedale per individuare e rimuovere l’ostruzione. Secondo il suo racconto, nonostante i ripetuti appelli, i medici hanno dichiarato di non avere l’attrezzatura adeguata per visualizzare esattamente il punto di blocco.
Nonostante gli intensi sforzi dei paramedici del Lido, che hanno eseguito per oltre un’ora e mezza le manovre salvavita, la piccola non è sopravvissuta. Il caso solleva gravi domande su eventuali ritardi e inefficienze nei protocolli di emergenza.