Autodifesa o Omicidio? La Confessione di Makka e il Verdetto Sorprendente del Gip

In un evento tragico avvenuto a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, Makka, una giovane di 18 anni, è stata posta agli arresti domiciliari con l’obbligo del braccialetto elettronico per aver terminato la vita del padre, Akhayad Sulaev, di 50 anni. La decisione è stata presa dal Giudice per le Indagini Preliminari, che ha valutato non esistere pericolo di fuga. La giovane ha dichiarato di aver agito in un disperato tentativo di difendere la madre dalle violenze fisiche perpetrate dall’uomo, un’azione confermata anche dalla testimonianza della madre stessa.

gli arresti domiciliari di makka

Makka, tramite un atto di disperata difesa, ha messo fine alla vita di suo padre impiegando un coltello. L’uomo, un lavoratore nel settore edile, ha sempre avuto un comportamento violento nei confronti della moglie e della figlia, secondo quanto riferito da entrambe. La ragazza, intenzionata a proteggere sua madre, ha dichiarato che il padre le aveva maltrattate per anni.

la confessione e le motivazioni

Durante il suo racconto alle autorità, Makka ha spiegato come il giorno dell’evento, il padre fosse giunto al luogo di lavoro sia suo che della madre, esigendo che quest’ultima si licenziasse. Di fronte al rifiuto della moglie, motivato dalla necessità di sostenere economicamente la famiglia, l’uomo ha reagito con violenza. La situazione ha raggiunto il culmine nella loro abitazione, dove, dopo una serie di minacce via messaggio e una violenta aggressione fisica, la giovane si è vista costretta ad agire per proteggere la madre e se stessa da ulteriori abusi.

il racconto della madre di makka

La madre di Makka ha condiviso una prospettiva ricca di dolore e paura, rivelando di aver sopportato in silenzio gli abusi per anni senza mai presentare denuncia. Ha raccontato come le aggressioni fossero una costante nella loro vita e come, senza l’intervento della figlia, probabilmente non sarebbe sopravvissuta all’ultima aggressione. Queste dichiarazioni gettano luce sulla disperata realtà vissuta da madre e figlia, sottolineando l’atto di Makka come un estremo tentativo di difesa.

La situazione di Makka, ora agli arresti domiciliari, solleva importanti questioni sull’importanza del sostegno e dell’assistenza legale per le vittime di violenza domestica, nonché sulle complesse dinamiche familiari che possono portare a tragici esiti.