La tragica scomparsa di Yara Gambirasio, avvenuta nel 2010, continua a dominare i titoli di cronaca anche dopo anni, a causa degli sviluppi giudiziari che coinvolgono Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio della giovane. Recentemente, la Corte di Cassazione ha preso una decisione riguardante la possibilità per la difesa di Bossetti di esaminare i reperti del caso, sollevando nuove discussioni sul processo e le prove raccolte.
i fatti del 2010
Il 26 novembre 2010 segna una data indelebile per la comunità di Brembate Sopra, quando Yara Gambirasio scompare nel nulla dopo una sessione di allenamento. La sua assenza scatena subito una serie di ricerche che, Non portano a risultati immediati. Solo il 26 febbraio 2011, il corpo della ragazza viene ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola. Questa scoperta tragica dà il via a un’indagine complessa che porterà, dopo un’attenta analisi del DNA, all’arresto di Massimo Bossetti, un muratore di Mapello, che verrà successivamente condannato all’ergastolo nel 2018.
la richiesta di analizzare i reperti del caso yara gambirasio
Nonostante la condanna, gli avvocati di Bossetti hanno ripetutamente sollevato dubbi sulla validità delle prove, in particolare sull’analisi del DNA che ha legato il loro assistito al crimine. Hanno pertanto avanzato la richiesta di poter approfondire l’analisi dei reperti del caso, nella speranza di dimostrare l’innocenza di Bossetti. La loro richiesta è stata accolta solo parzialmente. A novembre dell’anno scorso, è stata concessa l’autorizzazione per la visualizzazione delle prove ma negata esplicitamente ogni possibilità di esaminarle più dettagliatamente. Recentemente, la Cassazione ha definitivamente dichiarato inammissibile la richiesta degli avvocati di Bossetti, limitando di fatto le possibilità di nuove analisi sui reperti.
In un commento alla decisione, l’avvocato Salvagni, membro del team di difesa di Bossetti, ha espresso profondo disappunto, affermando che la situazione mette in dubbio l’effettiva esistenza di giustizia: «Al netto della lettura delle motivazioni per esprimere un giudizio ponderato, la prima impressione è che quanto accaduto sia incredibile al punto di farmi dubitare che la giustizia esista. Il potere vince sempre». Ha inoltre aggiunto: «In quei reperti c’è qualcosa che noi non possiamo accertare: c’è la risposta che Massimo è innocente».
Per ora, la difesa di Bossetti avrà la sola possibilità di visionare le prove raccolte, senza Poter procedere a un’analisi più approfondita che potrebbe eventualmente ribaltare le conclusioni già raggiunte in precedenza dalla giustizia.