La pubblicità del 2023 di Dove è un tentativo di affrontare seriamente i problemi legati all’anoressia e al dismorfismo.
Un nuovo approccio pubblicitario
La nuova pubblicità di Dove per il 2023 si differenzia fortemente dagli spot tradizionali delle aziende di cosmetici. Invece di concentrarsi esclusivamente sui prodotti e sulla bellezza superficiale, questa campagna pubblicitaria affronta un tema delicato e importante: l’anoressia e il dismorfismo. Si tratta di disturbi diffusi, soprattutto tra le giovani donne, che riguardano la percezione del proprio corpo e gli ideali di bellezza veicolati dai media e dalla società. Data la sua posizione privilegiata nel settore della bellezza, Dove ha deciso di utilizzare la propria piattaforma per raccontare la storia di Mary, una giovane donna che ha sofferto di disturbi alimentari. Lo spot segue la sua vita dall’infanzia all’età adulta, mostrando la sua trasformazione fisica che l’ha portata a ricorrere all’ospedale.
Storie vere di lotta e guarigione
La storia di Mary è solo uno degli esempi di questa campagna pubblicitaria. Alla fine dello spot, vengono raccontate altre storie vere di giovani donne che hanno combattuto o stanno ancora combattendo contro l’anoressia, il dismorfismo e altre condizioni collegate a modelli di bellezza irraggiungibili. Neko sta superando la depressione, Alexis si sta riprendendo dall’autolesionismo, Julia sta affrontando l’ansia e i disturbi alimentari, Sara, Cami e Chioma stanno guarendo da disturbi alimentari e Mia ha vissuto la dismorfofobia e un disturbo alimentare.
Una petizione per proteggere i giovani
La campagna pubblicitaria di Dove per il 2023 è parte di un’iniziativa più ampia in collaborazione con Cittadinanzattiva e Social Warning – Movimento Etico Digitale. Queste organizzazioni si battono per i diritti dei cittadini e sostengono le persone in situazioni di vulnerabilità. Il progetto, intitolato “Il costo della bellezza”, si pone l’obiettivo di affrontare i problemi causati dalla percezione distorta del proprio aspetto dovuto all’uso dei social media. Per sostenere questo obiettivo, è stata creata una petizione intitolata “Proteggiamo i giovani dai messaggi dannosi trasmessi sui social media”, che ha già raccolto quasi 15.000 firme in poche settimane. Per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica, sono stati organizzati eventi in diverse città italiane.