Lelio Luttazzi è stato un poliedrico artista italiano, pianista, cantante, conduttore e regista, che ha vissuto una vita ricca di successi ma anche di difficoltà personali e professionali. Scomparso all’età di 87 anni a causa di una neuropatia periferica, ha scelto di disperdere le sue ceneri nel golfo di Trieste, sua città natale.
Infanzia e inizi nel mondo della musica
Nato a Trieste nel 1923, Luttoazzi rimase orfano di padre all’età di tre anni a causa della tubercolosi. Costretto a trasferirsi con la madre, maestra elementare, a Prosecco, le difficoltà vissute nell’infanzia fecero da sfondo alle numerose interviste concesse nel corso della sua carriera. Fu il parroco del paese a insegnargli a suonare il pianoforte e a cantare, e sperimentando con la musica decise ben presto di intraprendere questa strada professionale.
La carriera in televisione
Luttazzi lavorò per molte emittenti nazionali, sia come musicista che come conduttore e regista. La sua collaborazione più nota è forse quella con la RAI, in particolare come direttore dell’orchestra, compositore e pianista al fianco di Raffaella Carrà. Tra i brani composti dall’artista, spicca “Una zebra a pois” di Mina. La sua partecipazione allo storico programma “Hit Parade” gli valse grande successo nell’ultimo periodo della sua carriera.
Il controverso arresto
Negli anni ’70, Luttazzi fu accusato di spaccio e venne arrestato insieme a Walter Chiari. Si trattò di un errore giudiziario e l’artista fu prosciolto senza rinvio a giudizio, ma la vicenda segnò in modo indelebile la sua reputazione professionale.
Il ritorno al successo e la malattia
Nonostante gli alti e bassi, Luttazzi continuò a lavorare nel mondo dello spettacolo ed emozionò il pubblico italiano quando calcò il palco del Festival di Sanremo nel 2009, accanto ad Arisa. La scoperta della neuropatia periferica, però, lo portò a dover affrontare una dura battaglia contro la malattia, che lo avrebbe visto soccombere nell’estate del 2010.
La scelta di disperdere le ceneri
Lelio Luttazzi decise di non avere una tomba e di non essere seppellito, ma di disperdere le sue ceneri nel golfo di Trieste, la città che lo vide nascere e dove aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita. Un gesto simbolico che sottolinea il profondo legame che l’artista aveva con il suo territorio di origine.