Mi rigiro, asciugandomi le lacrime. No, forse la disperazione non mi lascia più da quando ho scoperto il tradimento di Marco. “E’ accaduto una volta sola, è stata una sciocchezza!”, ha giurato e spergiurato. “Perdonami, ti supplico”, mi ha pregato con voce straziata. Ma io non riesco né a perdonare né a dimenticare il male che mi ha fatto, e lo odio acutamente, specie quando mi guarda supplichevole o scoraggiato.
Di colpo sembra che il mondo vibri, capovolgendosi. Ma è un attimo, neanche il tempo di spaventarmi.
Mi sistemo sotto le coperte, cercando di riallacciare il filo dei pensieri ma mi viene difficile. Ricordo le buffe smorfiette di Luigino e i forti abbracci di Marco e il caldo del camino d’inverno e il sapore del caffé.
Tento nuovamente di concentrarmi, ma i pensieri sono impazziti, mi vengono in mente il profumo di talco del bambino e l’acqua di colonia del marito e il caldo aroma della terra bagnata e quello salmastroso del mare.
Devo riuscire a ricordare. Ma vedo solo il rosa delle guanciotte del piccolo e il nocciola degli occhi del mio amore e il verde dei prati, il rosso dei papaveri, il bianco della neve, i tanti colori dell’arcobaleno e l’azzurro del cielo…
Sorrido: vivere è così bello!
Nessuno dubitò che fossi morta senza soffrire: bastava vedere il radioso sorriso stampato sul mio viso.