Appunti sulla letteratura del Calabrese

La vita nell’ideale romantico

Seguendo il ritmo delle riflessioni che attraversano la letteratura e il pensiero italiani ed europei, la cerchia degli intellettuali calabresi che hanno dato vita al periodico Il Calabrese (15 novembre 1842 – 30 dicembre 1847), pubblicato a Cosenza presso la tipografia di Giuseppe Migliaccio.), offre le immagini che permettono di riunire lo spirito ampio e generale delle riflessioni del tempo agli spunti locali, per ricongiungersi in quel complesso di situazioni e azioni che hanno attraversato la Calabria della prima metà dell’ottocento in quello generalmente è chiamato romanticismo calabrese. Il luogo d’incontro ideale tra letteratura e società è un punto di partenza decisivo nel pensiero degli intellettuali dell’epoca, riflesso di una attenzione a respiro più ampio.

Tutta la vita di un popolo, come quella di un uomo, di tre grandi periodi, di tre grandi ere par si componga – Gl’individui, come le nazioni, nella loro gioventù vivon la vita de’ sensi, la loro esistenza è tutt’al di fuori, i loro organi sono tutt’in esercizio, la vita interiore è nulla, o poco per essi – Nell’età, che tramezza la gioventù, e la maturità, comincia ad operarsi la reazione, abbandonasi la natura materiale, e lo spirito ritirandosi dal mondo esterno si và ripiegando sopra se stesso – In questo secondo stadio dell’esistenza vuoi sociale, vuoi umana, l’anima ondeggia in una specie di dualismo, è in preda a due forze, è tratta a vicenda dalle idee, e dalle sensazioni, dall’intelletto, e dalla materia, del sentimento, e dalle impressioni esterne – Nell’età matura de’ popoli, degli’individui compiesi per intero la reazione – l’intelligenza si svolve – escono in campo le questioni filosofiche, e morale, l’analisi metafisica prende il luogo della percezione delle cose della natura.

Il periodico cosentino, che si presenta ufficialmente con contenuto letterario, artistico e scientifico, mostra un quadro variegato degli aspetti della Calabria del diciannovesimo secolo ed in particolare della classe intellettuale che vi partecipa. Prima del 1848 troviamo, infatti, nei giovani intellettuali calabresi, un forte ideale romantico che si unisce alle identità specificatamente locali.L’interesse di coloro che vi intervengono è principalmente legato alla letteratura e all’arte, e al loro affacciarsi sugli eventi che colpiscono la città e i dintorni.

Emergono così almeno due aspetti interdipendenti: uno storico-politico ed uno letterario-poetico, che si riuniscono nelle riflessioni di molti tra gli scrittori. Il primo è rappresentato dagli articoli che informano sulla situazione pubblica, sui piccoli o grandi eventi culturali e politici, rivolti verso gli echi che risuonano al di là del mezzogiorno. Il secondo è quello più evidente, segno di un interesse attento per i fatti letterari. È dall’unione più o meno articolata delle riflessioni sulla poesia e l’arte, infatti, che possiamo ricostruire un’immagine della provincia cosentina nella prima metà del diciannovesimo secolo.

Dal romanzo alla poesia

Se come icone della coscienza poetica e popolare ci sono gli interventi in vernacolo, si sviluppa, così, contemporaneamente, negli interventi letterari, uno sguardo verso il contesto italiano e europeo, con riflessioni sulla possibilità del rapporto tra poesia e società.

La citazione dantesca utilizzata come epigrafe, già elegge il periodico di Saverio Vitari e Francesco Scaglione, e dei numerosi scrittori, tra cui Biagio Miraglia, Vincenzo Padula, Domenico Mauro a quella che può essere considerata un’opera letteraria tipicamente romantica, con l’attenzione a Dante e a Manzoni, all’eticità delle letteratura come testimonianza storica della vita e dell’attività dei giovani intellettuali cosentini prima del quarantotto. Le riflessioni sul rapporto tra poesia e vita sono al centro del dibattito tra le pagine del Calabrese. In particolare la nascita del romanzo è argomentata da Padula fino ad illustrare il punto in cui si pone l’attività dell’intellettuale romantico.

Troviamo quindi una forte critica sociale, che testimonia una altrettanto marcata coscienza storica della posizione del poeta, e delle differenze nazionali della poesia, e dunque della vita, come unità inscindibili, in cui l’una è specchio dell’altra:

La posizione dell’intellettuale è dunque colpita dalle stesse scosse che intaccano la stabilità sociale ed è per questo motivo che aumenta il divario tra gli intellettuali e la realtà. La disarmonizzazione tra ciò che accade e il lavoro poetico è l’inevitabile risultato della situazione storica affrontata con gli strumenti degli ideali romantici, che, come tali, si oppongono naturalmente a ciò che vincola il comportamento umano. Il tipo di forma letteraria che entra in gioco negli interventi è strettamente legato ad un orizzonte immaginario e spesso drammatico, tipico della poesia romantica.

Là dove le analisi delle opere e delle situazioni artistico-intellettuali si intrecciano alla riflessione sociale, di stampo generale, almeno fino a che Il Calabrese non si trasforma in Il Calabrese Rigenerato, è evidente il riflesso delle influenze strettamente romantiche. Nel divario tra ciò che può essere immaginato come ideale e ciò che effettivamente si pone sotto gli occhi dei giovani calabresi e cosentini, emerge lo sguardo a volte rassegnato rispetto ad una crescita socio-culturale non soltanto locale ma che riguarda il paese e l’intero panorama sul quale l’occhio del poeta si può posare. Divario che si impone là dove la riflessione prende le mosse per differenza rispetto al passato. Si osserva così, dapprima, come il poeta poteva, nell’antichità, svolgere il suo compito all’interno dello spazio sociale arrivando a poter collocare il suo trono nella vita reale, nella società positiva, nel regno dello spirito. Ma questa posizione non è più quella dell’intellettuale moderno, costretto ad allontanarsi dalla realtà per poter operare, e a rifiutare la società e perciò obbligato all’isolamento. In questo sembra spegnersi la possibilità di una secolarizzazione della sua attività, ossia una materializzazione sociale della sua azione. La poesia, stretta nella sua individualità, appare divergente dall’azione sociale che allontana e spezza ogni possibilità di crescita intellettuale che sia fruttuosa e fertile. Per queste ragioni la società è vista come un deserto e gli individui che ne sono parti un mucchio di cenere, così il poeta stesso è un fantasma, invisibile a chi non può riconoscerlo.

Abbandonata la corrispondenza tra arte e vita, persa l’armonia tra le variabili sociali, rimane la condizione permanente dell’artista come forza oppositiva e contraria.

Il teatro calabrese

C’è un presente ed un passato che gli intellettuali calabresi intendono portare avanti e conservare. È in questo modo che la rassegnazione cerca di allearsi con la speranza a volte idealizzata della Calabria romantica capace di trasformare la realtà attraverso il lavoro degli scrittori che partecipano al progetto del periodico. Le immagini che emergono dalle pagine della rivista sono, infatti, quelle di una realtà ancora carica di opposizioni, contraddizioni. Da un lato gli intellettuali dell’alta borghesia, dall’altro il popolo di cui non emergono che poche tracce. C’è, tuttavia, un margine aperto che emerge dagli scritti, il margine delle storie che si raccontano, quello della vita degli scrittori e poeti che intervengono sul Calabrese. Una vita ornata dalle bellezze dell’ideale romantico, dei sogni e delle idee possibili, che tuttavia è costretta ad affacciarsi alla finestra per guardare la lotta con la Storia. È vero, infatti, che molti furono tra di loro quelli che subirono il colpo mortale dell’epoca, e che altri cercarono disperatamente di continuare ad operare attraverso la linea o il filo sottile che attraversa ogni articolo scritto sulle pagine del quindicinale. 

Tra gli intellettuali calabresi si sviluppa così la necessità di recuperare le forze e reagire al governo proibitivo attraverso una forma tuttavia ancora chiusa nei circoli accademici, e circolante tra i pochi che possono permettersi di abbonarsi ad un periodico di stampo strettamente elitario. Dell’immagine della vita degli intellettuali, molti dei quali avvantaggiati da un’istruzione privilegiata, unica possibilità per i giovani abbienti dell’epoca, emergono, così, le fugacità di lettere d’amore mai spedite e romanzi d’appendice in cui la figura femminile è esaltata nella sua oggettività estetica e letteraria, come soggetto marginale rispetto all’azione dell’uomo. E ancora le storie di brigantaggio, con le figure eroiche dei giovani e di amori immaginari o mai corrisposti. Possiamo quindi guardare le pagine letterarie del Calabrese come si guarda ad un’azione drammatica a più atti, attraversata da personaggi che mutano le loro vesti in base a ciò che raccontano. 

È nello sguardo attento dell’intellettuale che si manifesta l’interesse e la necessità di costruire una realtà parallela ma non a priori rispetto a quella brutale che il resto della società offre, risultato delle azioni umane precedenti che si ergono al di là della volontà dei singoli pensatori.

Poesia e vita

La ricerca di una corrispondenza tra arte e vita che si manifesta come sentimento che retroagisce dalla società al poeta in una circolarità sistematica all’occhio del letterato dell’ottocento, è evidentemente la base e l’amido che unisce coloro che intervengono nel periodico.

Tutti gli articoli sulla letteratura e sulla poesia, infatti, appaiono come trame dello stesso tessuto, rette dal filo che è anche il fine realizzato e discreto di ciascun intervento, ossia quello di portare avanti gli ideali di una realtà non chiusa in se stessa, ma pronta ad abbracciare gli orizzonti più ampi della letteratura del tempo. Si tratta di un’emergenza sociale non più ripetuta nella sua chiarezza e unitarietà. Nel Calabrese Rigenerato, infatti, si avrà l’abbandono quasi completo degli aspetti letterari per dare spazio ad una necessità più appetibile alla massa e più legata ad un’urgenza informativa rispetto agli eventi che avranno luogo nel quarantotto. Sono ancora la letteratura e la poesia che ne preannunciano la comparsa. Si vede, nel quinto anno di attività del periodico cosentino, in un contesto mutato e dalle dinamiche mutevoli, una complessità non riducibile, così come si presenta all’occhio dell’intellettuale.

In conclusione possiamo individuare tre grandi macroaree di intervento. In particolare, là dove ci sono riflessioni sull’arte e la letteratura emerge uno specchio della realtà italiana, mentre una forte caratterizzazione locale è data nei sonetti e negli intermezzi dialettali. Si trova, infine, a tratti, ma non più paradossalmente rispetto a ciò che abbiamo visto, l’intellettuale che rende omaggio al luogo in cui vive.

Se una letteratura è possibile là dove non è più possibile la realizzazione di un’attività che sia conforme ad un ideale che tuttavia si nutre delle immagini reali di un’epoca d’oro, l’antichità, in cui si è manifestata l’unione del letterato e del poeta all’interno dello spettacolo sociale, questa è una letteratura che rispecchia la realtà, e dunque incerta e non più armoniosa. L’epica fanciullesca della prima età si è trasformata, inevitabilmente, rincorrendo i movimenti drammatici nel quadro della vita sociale.

 

 

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