Il giudice antimafia Roberto Scarpinato, già pubblico ministero nel processo contro Giulio Andreotti ed attualmente procuratore generale presso la Corte di appello di Caltanissetta, ieri ha esposto interessanti teorie che collegano corruzione e fallimento di un paese, durante un seminario sulla globalizzazione della mafia. L’evento si è svolto a Palermo e Scarpinato ha dimostrato come, secondo la sua visione, la drammatica situazione finanziaria della Grecia sia da rimandarsi alla corruzione dei partiti e dei funzionari della Pubblica Amministrazione, piuttosto che al sistema pensionistico troppo generoso o agli sprechi della stessa PA.
Seguendo questo ragionamento, anche il futuro del nostro paese non risulta affatto roseo. Dopo Mani Pulite e Tangentopoli la situazione non si è risolta soprattutto perché il ceto politico che dovrebbe combattere la corruzione ed emanare norme atte a sconfiggerla, spesso vive di quella stessa corruzione o alimenta il mondo delle tangenti.
Le proposte dei partiti al governo Monti non fanno ben sperare: il Pdl ha proposto di eliminare il reato di concussione e, con la partecipazione anche di parte del Pd, si chiede di limitare l’uso delle intercettazioni.
Inoltre, i provvedimenti adottati per uscire dalla crisi che ormai attanaglia quasi tutti i paesi, hanno solo peggiorato le condizioni di gran parte della popolazione, a causa della riduzione delle pensioni, della difficoltà sempre maggiore a trovare un posto di lavoro, degli enormi ostacoli che incontra il mondo degli insegnanti, e via dicendo.
Se Scarpinato ha davvero ragione, gli sforzi delle classi dirigenti dovrebbero principalmente rivolgersi alla lotta alla corruzione, a partire dal ceto politico e da quello amministrativo. Forse, in questo modo non solo la Grecia, ma anche il nostro paese potrebbero vivere giorni migliori.