7. L’Esistenzialismo, Fluxus e l’Azionismo
Sulla scia della rappresentazione onirica del Surrealismo gli esistenzialisti, tra i quali emergono Bacon, Dubuffet, Giacometti e de Kooning rispondono alla guerra fredda con un linguaggio innovativo. Le figure umane perdono i tratti della continuità e dell’omogeneità fino a diventare trasfigurati.
Nella scultura di Giacometti le figure stilizzate sono pura verticalità, come a voler separare l’uomo dalla terra. I ritratti di Bacon, la maggior parte dei quali sono su fondo nero, risaltano con forme che appaiono prive di carne e di pelle, quasi spettrali. Tale incentivazione alla deformazione si ritrova nelle opere di de Kooning, per esempio in Donna: ridurre alle ossature, alle linee guida dei corpi la figura femminile riporta alla ripetizione e alla serialità. La sopraffazione della violenza priva l’uomo dell’inconscio, annullandone il lato personale, fino a farne un fantoccio. L’artista perde la sua funzione rivelatrice di un universo possibile, parlando di una realtà frantumata e di un’umanità dispersa.
Nello stesso periodo in Germania si sviluppa il movimento Fluxus, dopo il parallelo fallimento del Minimalismo di Newman negli Stati Uniti e il Nuovo Realismo europeo. Maciunas propone l’idea del flusso indiscriminato e inarrestabile, allontanandosi dall’Espressionismo astratto. Nam June Paik riporta in vita il lavoro del corpo dell’artista come parte integrante dell’opera. Un tentativo di collocare il soggetto in primo piano, di reificarlo per non dimenticarne l’importanza, mostrando l’insostituibilità di ciascuno.
L’Azionismo viennese è l’ultimo gradino che, parallelamente all’Action painting, costituisce la fase precedente allo sviluppo da parte di Bürger, della Teoria dell’Avanguardia. Il gruppo di artisti dell’Azionismo abolisce la tela per concentrarsi sulla dimensione performativa. Il ritorno alla realtà umana abbraccia completamente la visione postmoderna che è preannunciata dal richiamo continuo alla totalità dell’artista.
La forza degli artisti dell’Azionismo è quella di uno studio profondo sulla psiche e della forte influenza che hanno le teorie psicanalitiche del periodo. Cade in modo evidente il richiamo alla rappresentazione come forma altra, sostituibile alla quotidianità. La struttura dell’inconscio non è sintetizzabile attraverso le forme classiche. Allo stesso modo l’artista non può esimersi dalla presenza nell’opera e dal contrastare la stabilità della tela, attraverso il proprio movimento, continuo e privo di distacco dal pubblico.
Prima della decostruzione tipica del Postmodernismo degli anni Ottanta, l’attenzione degli artisti è sulla possibilità di una ricongiunzione dell’arte con l’uomo come valore. L’oggetto, visto come risultato fruibile, perde rilevanza, mentre è la persona a incarnare e a costituire l’opera.