5. Il Situazionismo e gli happening
La critica serrata alla realtà come forma di dipendenza allo stato, si ripercuote nell’arte come in ogni altro ambito d’azione dei situazionisti. La sensibilità all’immateriale, sulla tela o nella società, ancora non esplicita nella prima Avanguardia, ora si manifesta come fine ultimo dell’arte. Nessuna sintesi a priori, né un’immagine ultima da definire attraverso l’arte. L’unicum non è in alcun modo del tutto realizzato e, similmente al Futurismo, non è nel passato né all’interno del potere precostituito.
Il primo passo verso la rivoluzione postmoderna è nel risalire alle radici della funzione dell’arte. La quotidianità nega il contrasto tra il presente e il desiderio di riflessione. Come si era affermato nel Dadaismo, il piano estetico in sé è irrecuperabile e quasi privo di senso. Debord ne delinea il cammino attraverso lo slittamento verso il senso dello spettacolo. A privarsi di uno spazio sicuro, come quello espositivo, è l’artista che comprende il senso del lavoro sulla propria vita. La prima critica è volta a separare l’ideologia dalla realtà, in modo da fare dei valori sociali un’ombra dell’arte e non il fine ultimo dell’opera. In un certo senso la cultura non è altro che un modo di organizzare la vita stessa e di conseguenza l’arte può sia mostrarne i pregi e i difetti rispetto alla persona che modificarne le dimensioni attraverso un incremento di senso. Malgrado possa essere considerata un’utopia, la morale del Situazionismo è un tutt’uno con la condizione dei lavoratori e in particolare dei proletari.
Lo sperimentalismo in atto nell’Internazionale Situazionista è il primo gradino del percorso che porterà al Postmoderno e alla chiave di lettura del presente anche dal punto di vista dell’arte e della letteratura. Con la Neoavanguardia si costruisce un vero e proprio filo rosso che congiunge il lavoro artistico con le richieste della società. Il gesto artistico perde la necessità di una trasformazione che abbia come fine la tela e diventa della stessa immaterialità della vita. Tale configurazione è quella che farà apparire l’happening e la ragione ultima della ripetizione complessa e sempre unica di ciascun evento spettacolare.
La caratteristica principale è l’integrazione con la vita quotidiana. Un esempio è Il Negozio di Oldenberg, un allestimento che nel suo stesso prendere forma è l’opera, essendo pubblico, in un luogo di vita condivisa e non distante dal pubblico. L’azione di inserimento dell’opera non prevede più lo spostamento in un luogo artificiale e predisposto alla messa in scena, bensì il contrario. L’opera è tale se chi pensa di usufruire dell’opera continua la sua strada abituale, camminando in un luogo simile a quello in cui acquista o passa semplicemente per raggiungere luoghi conosciuti. Altri happening, come quelli del Ray Gun Theater sono interrelati alla realtà architettonica, in alcuni casi utilizzando parcheggi e le stesse automobili di uso comune come si evince in Cage e nei suoi happening.