La “Eastman Kodak Company“, nota più semplicemente con il nome Kodak e fondata da George Eastman nel 1881, va in bancarotta.
Da quando Antonio Perez ha assunto la direzione di Eastman Kodak nel 2005, la società ha accusato perdite ogni anno, ed in totale sotto Perez sono stati bruciati 7 miliardi. Fondata 131 anni fa e con 19.000 dipendenti, la Kodak ha lanciato l’allarme sui propri conti già nello scorso novembre, avvertendo che se non fosse riuscita a vendere i propri brevetti o a raccogliere nuovi capitali avrebbe esaurito la liquidità a sua disposizione.
Mancanza di liquidità, incapacità nel vendere i propri brevetti e deficit tecnologico, con conseguente perdita di competitività, hanno portato alla tragica notizia: bancarotta controllata. La richiesta per il Chapter 11 (amministrazione controllata) è stata presentata a un tribunale di Manhattan: nella documentazione Eastman Kodak dichiara asset per 5,1 miliardi di dollari e 6,75 miliardi di dollari di debito.
La Kodak continuerà a operare grazie al finanziamento da 950 milioni di dollari che si è assicurata da Citigroup e si augura di emergere dalla bancarotta il prossimo anno dopo aver tagliato i costi e venduto parte del portafoglio brevetti.
Oliviero Toscani: “E’ stata uccisa dal marketing. Il profitto si fa grazie alla passione, come quella del suo geniale fondatore, oggi è tutto in mano ai bocconiani e ai loro colleghi che, proprio pensando solo al profitto, sbagliano”.
La Kodak aveva in mano un’offerta enorme che andava dai rullini alla carta, ai prodotti chimici ecc., poi dagli anni ’80 hanno cominciato a perdere quote di mercato, erose dalla Fuji e da allora sono cominciate le difficoltà. Non è stata capace di tenere il passo con le tecnologie, infatti ha avuto per un momento in mano la possibilità del digitale, come l’Olivetti ha avuto quella del computer, ma purtroppo entrambi hanno commesso lo stesso errore e non sono riusciti a farcela.
“KODAK”. Eastman scelse quel nome perché riproduceva il rumore che faceva una sua macchina fotografica. A quell’epoca non c’erano ricerche di mercato in merito alla scelta dei marchi ma solo la genialità di chi, come Eastman, riusciva ad avere intuizioni come quella di creare un prodotto ad alto contenuto tecnologico ma, contemporaneamente, che fosse alla portata di tutti.