Il primo gennaio di 10 anni fa, undici pionieri, tra cui l’Italia con l’europeista Azeglio Ciampi (al Quirinale), fecero entrare in circolazione l’euro nelle tasche degli italiani. La moneta unica sostituì tutte le storiche monete delle nazioni aderenti, tra le quali la millenaria lira, il franco, il fiorino e il solido marco tedesco, sul quale è stata ancorata la moneta unica e la Bce.
Una sfida, una scommessa nata dal Comitato Ue Nato nel 1988 e che poi prese corpo nel Rapporto Delors dell’aprile 1989, il quale diede luogo alle famose tre fasi dell’unione monetaria (tra il 1990 e il 1993): liberalizzazione dei flussi di capitale; libera circolazione dei capitali; creazione dell’antenato della Bce, l’istituto monetario europeo,l’Ime.
Nel 1992 ci fu la firma del trattato di Maastricht che fissava i parametri economici di adesione.
A maggio del 1998 le firme dei Paesi che si decisero a dare vita alla nuova valuta: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna. Nel dicembre del 1998 viene stabilito il rapporto di cambio delle undici valute nazionali che si fonderanno nell’euro: per l’Italia il rapporto fu fissato a 1.936,27 lire.
Nel 2001 si unirà la Grecia, nel 2007 la Slovenia, nel 2008 si aggiungeranno Cipro e Malta e nel 2009 la Slovacchia e, nel 2011 l’Estonia.
Oggi sono 17 i paesi che hanno adottato l’euro, con una popolazione totale coinvolta di circa 330 milioni di europei.
Questi 10 anni di storia dell’euro sono stati caratterizzati da una continua altalena dei cambi nei confronti del dollaro americano. Alla sua nascita il primo gennaio 1999 l’euro valeva 1,1667 dollari ma la forbice dell’altalena va dal crollo al minimo storico di 82,30 cent del 26 ottobre 2000, al massimo storico di 1,6019 euro del 22 aprile 2008. La moneta unica sembrava dover superare il dollaro in solidità e invece ha mostrato tutta la sua dipendenza dagli andamenti dell’economia americana.
Per l’Italia gli ultimi 10 anni sono stati a crescita economica contenuta, sotto il 2%, sotto il livello che molti economisti considerano minimo per un vero sviluppo economico. Il crack di Lehman Brothers segnò poi tutta l’economia mondiale e fece calare il Pil dell’Italia dell’1,2% nel 2008 e del 5,1% nel 2009.
Da allora cominciarono ad emergere le speculazioni finanziarie sui debiti sovrani in crisi da stagnazione, le minacce sulla tenuta dell’euro, le dimissioni di Silvio Berlusconi e la nascita del governo Mario Monti.
Il 9 dicembre scorso, l’euro si è dotato del “Fiscal Compact”, una misura non risolutiva ma che si propone di curare il male delle diversità in materia fiscale tra i vari paesi membri (Eurozona più altri nove Paesi, meno il Regno Unito). SI tratta di un impegno ad applicare le nuove proposte di regole in materia di bilancio, in anticipo rispetto alla modifica vera e propria del Trattato Europeo.
Il decimo compleanno della moneta unica è amareggiato dalla crisi e dal pessimismo che dilaga tra gli operatori e gli analisti che sottolineano la doppia velocità tra paesi forti e deboli e, cominciano a prevedere scenari funesti di implosione dell’area euro. Il Wall Street Journal ha parlato recentemente di banche centrali nazionali che si preparerebbero al ritorno delle vecchie valute, tra cui la Germania.
Il 2012 sarà l’anno cruciale per la sopravvivenza dell’euro.