In seguito al ritiro delle truppe americane dal suolo iracheno (18 dicembre scorso), è subito tensione tra Sciiti e Sunniti. Nella capitale, Baghdad, nella prima mattinata di oggi si sono registrati da dieci a quattordici esplosioni pressocche’ simultanee, nei quartieri centrali di Alawi e Bab al Mudham, in quello Sciita di Shula, nel nord-ovest della città, in quello Sunnita di Adhamiya, in quello meridionale di Abu Dashir, nel distretto di Amil e in quello di Waziriya. Le deflagrazioni hanno causato la morte di 63 persone e il ferimento di almeno altre 180. Lo ha reso noto Ziad Tariq, portavoce del ministero della Sanita’, citato dall’emittente televisiva satellitare ‘al-Arabiya’
Le esplosioni coincidono con il quadro di crisi della politica irachena, dove un ordine di arresto e’ stato spiccato nei confronti di uno dei due vice presidenti, il Sunnita Tareq al-Hashemi, per presunte attivita’ terroristiche (avrebbe avuto ai suoi ordini uno “squadrone della morte”), mentre il primo ministro Sciita, Nuri al Maliki, ha chiesto al Parlamento di ritirare la fiducia al vice premier sunnita Salih al Mutlaq, che aveva definito il capo del governo “un dittatore peggiore di Saddam Hussein”. Il partito Iraqiya, a cui appartengono Hashemi e Mutlaq, dal canto suo ha intrapreso il boicottaggio dei lavori parlamentari e governativi, inducendo il primo ministro a minacciare di sostituire i membri del proprio gabinetto che fanno capo a tale partito.