E’ l’Italia la prima nazione in cui si producono i nuovi transistor miniaturizzati a tal punto da poter esser inseriti in un filo di cotone. L’idea è prorpio quella di riuscire, in un prossimo futuro, ad assemblare dei vestiti intelligenti, cioè dei veri e propri computer indossabili e alla moda.
Beatrice Fraboni, dell’universita’ di Bologna, che fa parte del team di ricerca, ha spiegato che oramai ”Il filo e’ diventato un dispositivo elettronico a tutti gli effetti”. Il risultato delle ricerche pubblicate sulla rivista internazionale ”Organic Electronics”, mostrano che è stato fatto il primo grande passo verso la cosiddetta elettronica indossabile.
Annalisa Bonfiglio, dell’università degli Studi di Cagliari e coautrice del progetto, ha spiegato che ”Sul mercato esistono gia’ degli ‘indumenti elettronici’, capaci ad esempio di monitorare il battito cardiaco di chi li indossa o di rilevare eventuali fattori di rischio nell’ambiente’. Il limite, fino ad oggi, e’ stato l’ingombro dei dispositivi incorporati nei tessuti e la scarsa adattabilita’ agli indumenti delle parti rigide di dispositivi e connettori. Perciò abbiamo inserito nei fili di cotone delle nanoparticelle di metallo, come oro e argento, e dei sottili strati di polimeri conduttori. Questo insieme di strati di materiali differenti costituisce la struttura del transistor, che permette di regolare il flusso della corrente tra due elettrodi attraverso una tensione applicata ad un terzo elettrodo. I transistor si presentano come semplici fili di cotone e possono essere collegati tra loro o ad altre componenti in cotone, tramite semplici nodi o i processi di tessitura normalmente utilizzati per il cotone. La fibra di cotone mantiene le caratteristiche di confort e di elasticita’, come un normale di tessuto. Le prime applicazioni saranno quelle di ritagliare dei ‘pezzi’ di stoffa intelligente, cosicchè combinando insieme piu’ transistor si possono costruire dispositivi elettronici integrati in una zona determinata, ad esempio una tasca puo’ diventare un lettore per ascoltare musica, una patch sulla spalla e’ un biosensore per misurare la temperatura, mentre sul polso puo’ misurare il battito cardiaco”.
Ci sono voluti due anni per metterli a punto, trascorsi dai ricercatori negli Stati Uniti, nel centro di elettronica organica della Cornell University di New York.