Le mostre e le esposizioni che hanno caratteristiche classiche, di fattezza ancora basata sul lavoro di pennelli e tele hanno ormai lasciato il posto a pareti virtuali. Scrivere le proprie opere e, cercando di conservarne le caratteristiche, pubblicarle su un sito internet è diventato un momento necessario per ciascun artista.
Oltre all’esordio tra le mura delle gallerie d’arte, spesso poco accessibili agli artisti emergenti, a essere progettato e messo in campo per la crescita e la comunicazione delle forme espressive è uno specchio visivo multimediale, mirato a divulgare. Nella prospettiva di una rivalutazione dei mezzi artistici, anche gli strumenti ormai storicizzati, come l’arte della fotografia e della grafica hanno un nuovo utilizzo. Un esempio è quello delle ultime mostre di graphic art che mirano a comporre l’arte figurativa attraverso diversi piani espressivi. Il risultato è una tela plastica, tridimensionale, non più fatta di legno e colla ma appena uscita dalla stampa, dopo un lavoro minuzioso e raffinato che dai pennelli passa l’opera sotto gli strumenti di grafica digitale. La valutazione delle opere è al pari di quelle classiche ma riunisce materiali e tecniche formate in epoche distanti. Al pari di una bottega dell’arte, il computer unito alle tecniche che da sempre hanno caratterizzato l’arte figurativa, la stampa finale che il pubblico guarda porta alla luce un manufatto pluriprospettico, innovativo e senza precedenti.
A essere messa in cornice è una multimedialità che non ha a che fare soltanto con le pareti virtuali ma soprattutto con la sensibilità artistica che fa dei sensi un raccordo con la tecnica, una poesia della forma ancora più tattile, meno tecnica e capace di riformulare il concetto stesso di spettatore. Dopo alcuni decenni di stasi, in cui lo strumento informatico è stato visto come un mezzo ulteriore da imparare, distante e quasi ostile, oggi diventa un supplemento della strumentazione di ogni arte. La riflessione che riguarda la figurabilità della dimensione artistica oggi riguarda una serie di media che non sono il risultato finale, bensì lo strumento tecnico che eleva l’arte, facendo di poche idee una vera e propria rete di comunicazione. Uno strumento che nel passato è stato considerato come isolato dalla realtà comunicativa, legato all’individualità di ciascuno è diventato invece il seme generativo di un raccolto che ogni persona, artista o soltanto fruitore, può rendere parte del suo mondo.
Molto più che arte e non soltanto per pochi, forse un sogno che pochi grandi artisti nel passato hanno presagito. In primo piano opere che dal visivo arrivano al tattile, riempendo le sale delle gallerie con espressività quasi dematerializzate, dato che a essere esposti sono percorsi multimediali che l’artista ha amalgamato alla sua vita, prima di renderli attraverso la tecnica e di regalarli al pubblico.
La dimensione tecnologica diventa oggi una dimensione riformulabile anche dall’artista meno propenso alla tecnica innovativa, capendo che non ci sono limiti alla forma d’arte, anche senza degenerare in forme troppo invasive. In un universo senza dimensioni limitative, l’arte perde totalmente la dimensione astratta e diventa tangibile e ristrutturabile, come un paesaggio di cui nessuno abbia mai visto la linea d’orizzonte. La visibilità dell’artista diventa un unico corpo con la materia che sceglie di utilizzare, ma diventa simbolo e non solo mezzo di espressione. Le pareti del museo che andremo a visitare saranno fatte finalmente di idee e di sensazioni.