È molto alto l’allarme igienico sanitario negli ospedali di Napoli. Dopo l’allarme iniziato al Loreto Mare, ora il “serio rischio di infezione” si è diffuso ad altri 7 ospedali del capoluogo campano. Ieri proprio al Loreto Mare un paziente ha dovuto firmare la liberatoria “per rischio oggettivo aggiuntivo di infezione”, ammettendo di essere consapevole del fatto che in sala operatoria avrebbe potuto contrarre un virus.
Adesso l’allarme si è esteso anche al San Paolo, in cui proprio ieri gli addetti alle pulizie hanno portato avanti l’ennesima protesta. Il sindacalista della Cisl Massimo Rotondo ha spiegato che “Siamo al collasso. L’ospedale è immerso nella sporcizia e il rischio di infezioni è altissimo. Alla rabbia dei pazienti si aggiunge ora anche la preoccupazione dei chirurghi visto che da cinque giorni nessuno provvede a smaltire i rifiuti speciali, che restano accantonati all’esterno del blocco operatorio”.
Infatti, sono circa 20 i contenitori con la scritta ben evidente “Rifiuti sanitari pericolosi ad alto rischio infettivo”. Contenitori con cui i pazienti necessariamente vengono a contatto, non appena operati, considerato che le barelle passano a non più di 40 centimetri di distanza. A questo si aggiunge poi un altro allarme, quello per il rischio legionella. «I filtri d’aria che servono le camere operatorie non vengono sostituiti da luglio e sono ormai scaduti da tempo. Siamo molto preoccupati per la possibilità che in queste condizioni trovi terreno fertile il batterio della legionella».
E oltre al Loreto Mare e al San Paolo, sono a serio rischio anche altri ospedali: il Pellegrini, il San Giovanni Bosco, l’Ascalesi, l’Annunziata e il San Gennaro e tutti i dipartimenti che fanno parte del distretto Napoli 1.
Al Pellegrini la situazione è davvero critica con corridoi e scale pieni di rifiuti, tra cui non solo sigarette o bicchieri, ma anche presidi per la protezione individuale quali guanti in lattice, mascherine per il viso e sacche per la soluzione fisiologica delle flebo.
A peggiorare la situazione, la protesta di chi si occupa di manutenzione e conduzione di impianti termici, soprattutto la ditta Kuadra. La questione è che, oltre al problema stipendi, si aggiunge il fatto che l’azienda Asl1 vuole affidare i servizi al personale interno.