Nella giornata di ieri, spread BTP-Bund a 580 punti (record) con un rendimento superiore al 7,4%. I titoli di stato hanno affossato Borsa italiana s.p.a. e, assieme ad essa, anche i principali listini mondiali. Oggi gli effetti anche sulle asiatiche: Hong Kong -4% e il Nikkei -2,5%.
Il rischio c’è. Non si parla solo di default per l’Italia ma di terremoto finanziario globale perché, non dimentichiamocelo, l’Italia rappresenta il 3’ debito pubblico più grande del mondo (dietro agli USA e al Giappone) con circa 2000 miliardi di euro di stock. Inoltre rappresenta la terza economia della zona euro, quindi, con il suo default si direbbe addio all’euro stesso (simbolicamente e di fatto).
Nessuno risparmia parole nel ribadire che l’Italia non è come la Grecia, che “ i suoi fondamentali sono saldi”, che siamo perfettamente solvibili (grazie anche all’immenso patrimonio pubblico di cui disponiamo), che siamo una realtà manifatturiera mondiale, ecc.
Sì, d’accordo, gli ingredienti ci sono, ma chi deve cucinarli?
I mercati hanno dimostrato nei giorni scorsi di prospettare con favore l’uscita di scena del Cavaliere, perché ritenuto un ostacolo nell’attuazione delle riforme e alla riduzione del debito pubblico, e allora ci si chiede come mai, gli stessi mercati, hanno reagito così male alla notizia delle sue dimissioni? La risposta più plausibile sembra essere che le dimissioni essendo “post datate”, per il momento, hanno raccolto entusiasmi solo nei giornali italiani e non anche nei mercati.
Diventa impellente il bisogno di certezze, dissolutezza e soprattutto di celerità. Questo bisogno è stato recepito bene dal Presidente della Repubblica che, per dare un segnale forte ai mercati, ieri ha nominato senatore a vita il noto economista Mario Monti, ex commissario europeo alla concorrenza. Monti quindi è stato pre-investito dal Quirinale a presiedere un probabile esecutivo tecnico all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità. Si è trattato di una mossa votata al raddoppio delle garanzie ai mercati, all’ammissione della necessità delle dimissioni da parte di Berlusconi e del collegamento con la realizzazione di un primo atto concreto di risanamento dei conti pubblici, la legge di stabilita.
Per il momento questa nomina sembra avere placato i mercati ma la situazione è ancora critica perchè non tutti i partiti sono d’accordo su una soluzione tecnica. Berlusconi si è aperto a questa possibilità “benedicendo” una possibile investitura di Monti, definendo la scelta “ineludibile”. Il PDL però si spacca ogni ora di più su questa questione, tra chi vuole appoggiare l’UDC e il PD in questa impresa e chi vuole andare alle urne come Lega e IDV , confermando il loro voto contrario a Monti.
Notizie positive, intanto, sono arrivate dai capigruppo alla camera che confermano di voler approvare il DDL entro sabato.
I prossimi giorni, in un modo o nell’altro, saranno decisivi.