Al termine del G20 tenuto quest’anno a Cannes si tirano le somme per il nostro paese.
Il Cavaliere è stato praticamente isolato dai principali protagonisti della politica internazionale: Obama, Hu Jintao, Merkel, Sarkozy e Cameron si sono visti discutere tra loro lasciando Berlusconi seduto ad intrattenersi con i suoi vicini di banco Roussef (Brasile) e Hinojosa (Messico). Lo stesso Presidente Obama, bisogna sottolineare, non ha concesso nessun incontro a quattr’occhi al nostro Premier, raccomandando invece alla Merkel e Sarkozy il compito di vigilanza della zona euro.
Ogni riunione si è conclusa con un sollecito all’Italia sull’applicazione al pacchetto di misure anti crisi proposto nei giorni scorsi, soprattutto dal presidente di turno Sarkozy. Ciò dimostra la diminuita autorevolezza delle promesse del nostro governo per far uscire l’Italia dalla speculazione internazionale. E non sono bastate evidentemente le rassicurazioni del nostro Presidente del Consiglio, il quale promette nuovamente “voti di fiducia”per confermare la sua maggioranza e “tempi rapidi” per dare esecuzione alle promesse fatte. E’ apparso come un segno di debolezza il recitare platealmente lodi patriottiche sull’onore e sulla puntualità nel rispetto degli impegni presi in passato dalla nostra nazione da parte dello stesso Berlusconi.
Nella riunione plenaria, il cavaliere, con sdegno e con una nota di orgoglio, al primo accenno di discussione sull’argomento ha rinunciato ad ogni eventuale linea di credito del fondo monetario internazionale. Nella bozza della riunione infatti si legge che sarebbe servita «a garantire liquidità a breve termine ai Paesi colpiti dai mercati o da uno choc che non deriva da cattiva conduzione di scelte economiche interne o di bilancio». Si tratterebbe di uno strumento di affiancamento alle misure di sicurezza già predisposte da Bruxelles consistente in un aumento, su base volontaria, di dotazioni monetarie per aiutare i paesi più grandi.
«A noi quei soldi non servono» e «non mi faccio commissariare». Queste sono state le parole di Berlusconi. Il NO è stato categorico.
L’Italia dunque non ha chiesto aiuti ma resta comunque una sorvegliata speciale. Un commissariamento, di fatto, si teme già che ci sarà e si tratterà di controlli trimestrali effettuati dalle autorità dell’FMI che andranno, in poche parole, a infilare il naso in ogni ministero a dire “questo puoi farlo e questo no”.
La comunità internazionale vuole dall’Italia i fatti, e subito. I mercati sono indifferenti alle promesse e attenti ad ogni incoerenza perché è lì che vanno a speculare.
Intanto il Cavaliere nella giornata di ieri è stato raggiunto da numerose e poco confortanti telefonate dai suoi marescialli Alfano, Cicchitto e Verdini ad aggiornarlo sul fronte interno. La maggioranza è a rischio: problemi di numeri al Senato e voci accorate affinchè lasci il posto a qualcun altro per scongiurare lo sfacelo. Molti pensano a Gianni Letta come sostituto. Molti altri si preparano all’idea di dover abbandonare la poltrona prima del panettone.
Il Premier ha già fatto sapere più volte di non avere intenzione di mollare anche se di fatti il governo, come sempre più numerosi sostengono, non c’è più. E spera questa volta nell’appoggio di qualche “Radicale libero” e della “responsabilità” della sua coalizione data la crisi in corso.