Purtroppo, dopo il rallentamento del Pil di agosto e dopo l’aggravio della crisi del debito, la speranza e l’entusiasmo che avevano invaso l’ animo della Germania, e con essa quello dell’Europa, si sono spezzati perchè, seppur ancora non si può parlare di recessione, si è comunque manifestata una difficile e grave stagnazione.
Nonostante ciò, la disoccupazione nel paese oscilla ancora intorno al 7% ( la più bassa dell’Ue), e i tassi dei mutui e dei finanziamenti restano sempre i più convenienti dell’Ue. Però sono comunque tante le crepe che si sono aperte negli ultimi mesi e che hanno fatto rallentare la locomotiva d’Europa.
Come conseguenza del crollo della produzione industriale e del precedente taglio di investimenti stranieri in Germania, nei primi sei mesi del 2011, il Pil è precipitato dall’1,3% del primo trimestre fino allo +0,1% dei secondi tre mesi del 2011.
Altro effetto fortemente negativo è stato l’aumento del lavoro part-time, quasi triplicato negli ultimi dieci anni. Con un tasso record di dipendenti part-time al 26%, la Germania è infatti il Paese che ha assunto di più a orario ridotto in Europa, dove, invece, la media è del 19%. Per gli analisti, l’impennata non può essere imputata esclusivamente a scelte personali, come il dover crescere un figlio, curarsi o seguire corsi di formazione. Anche perché, se in Germania sono da sempre le donne a chiedere di lavorare con un orari ridotti (circa il 45% delle tedesche), in questi anni a raddoppiare sono stati soprattutto i contratti part-time degli uomini, passati dal 5% al 10%.
Gli analisti hanno mostrato anche uno scenario ancora più catastrofico se, con la crisi del debito sovrano, oltre alla Grecia e al Portogallo capitolasse anche l’Italia. L’aumentato tasso di indebitamento delle banche francesi e tedesche, e il fatto che saranno proprio Francia e Germania a versare le quote maggiori nel nuovo Fondo salva Stati potenziato per la crisi, espone entrambi gli Stati a un declassamento della loro tripla AAA da parte delle agenzie di rating. E il problema è che si potrebbe quindi innescare un disastroso effetto domino con cui tutta l’economia dell’Ue collasserebbe, trascinando nel baratro l’euro.
In Germania gli stranieri hanno investito nel primo semestre 2011 solo 6,6 miliardi di dollari, circa un -73% rispetto alla seconda metà del 2010. Il dato è stato ancora più negativo della netta flessione registrata in Francia, che con 17 miliardi di dollari ha segnato un -17% rispetto al semestre precedente. E perciò come effetto per i mancati investimenti sono seguiti l’arresto del Pil tedesco e il calo della produzione industriale nel Paese.
Di contro, i capitali si stanno spostando sempre di più verso la Cina (+12%) e verso i Paesi in via di sviluppo (+7,3%).