Slavery Footprint, scopri “Quanti schiavi lavorano per te”

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L’organizzazione californiana no profit Made in a Free World ha messo a dispozione un quiz-sondaggio online () che misura l'”impronta schiavista” di ogni consumatore. Attraverso questa indagine si può scoprire quale è la realtà che si nasconde dietro i processi di produzione dei beni di consumo che ciascuno di noi acquista quotidianamente.

 Quello che si scopre è che anche se la schiavitù ufficialmente non dovrebbe più opprimere nessuno nella realtà esiste ancora ed esiste sia in forme tradizionali che moderne. Sono almeno 27milioni gli schiavi nel mondo e per la maggior parte si tratta di bambini, come i 250mila che, secondo Save the Children, nel 2007 lavoravano in Pakistan nelle fabbriche di mattoni o come i 200mila indiani che producono tappeti nello Stato dell’Uttar Pradesh.

 I principali colpevoli di questo sfruttamento ovviamente sono gli occidentali, magari anche senza saperlo, che per mantere un certo benessere e un certo tenore di vita costringono in condizioni di schiavitù milioni di persone nel sud del mondo.

 Molto dettagliato ed analizzato è l’aspetto dei consumi alimentari. Si riscontra che una dieta semplice, come quella mediterranea, non solo è salutare per chi la segue ma è anche etica a livello sociale. Mentre ci sono molti altri cibi, a cui molti occidentali non vogliono assolutamente rinunciare, che portano allo sfruttamento smodato dei lavoratori nelle zone di produzione, come il caso dei gamberi, esportati dai Paesi del sud-est asiatico, in cui i lavoratori vengono dissanguati 20 ore al giorno per sgusciare fino a 18 chili di crostacei.

 Per soddisfare le “necessità” di un europeo o di un americano c’è sempre un bambino innocente in qualche parte del mondo, costretto a lavorare quotidianamente in condizioni disumane. Ci sono decine di migliaia di ragazzini indiani costretti a scendere in miniera per estrarre la mica che serve alle industrie cosmetiche per dare riflessi di madreperla ai cosmetici. Nei campi di cotone dell’Uzbekistan lavorano 1,4 milioni di bambini, che è un numero superiore alla somma dei ragazzi nelle scuole pubbliche di New York. In Cina e in India lavorano, ovviamente senza ferie, 21 ore al giorno cucendo i palloni di cuoio amati dai calciatori di tutto il mondo. Oro, gioielli, pietre preziose, coltan (il nuovo oro nero africano, un minerale molto utilizzato in elettronica), ed una lista lunghissima di beni di consumo portano alla schiavizzazione di intere popolazioni. Per ciascuno di noi, anche per la persona meno tecnologica e più accorta negli acquisti, ci sono come minimo 17 schiavi al lavoro, e quindi siamo tutti complici di tali disumanità.

 Purtroppo anche in Slavery Footprint ci sono ovviamente delle contraddizioni, perchè alla fine del quiz si può scaricare dal sito stesso una applicazione per iPhone o Android con cui si può seguire in tempo reale l’impatto delle nostre azioni e dei consumi, ma per farla funzionare ci sarà qualche lavoratore sfruttato nelle miniere di coltan.