In Commissione Giustizia alla Camera il Comitato dei Nove ha dato parere positivo a maggioranza all’emendamento del Pdl targato Costa-Contento che vieta la pubblicazione delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza filtro. Giulia Bongiorno, di Fli, in segno di protesta, si è dimessa dall’incarico di relatrice. La volontà di dimettersi era già stata anticipata dalla Bongiorno ieri durante la conferenza del Terzo Polo spiegando che avrebbe deciso oggi nel caso fossero passate proposte che di fatto portavano al blackout dell’informazione.
L’emendamento Pdl non consente neanche di riportare per riassunto o nel contenuto le telefonate registrate.
La proposta della Bongiorno era quella di restare fermi al testo elaborato un anno fa grazie alla sua mediazione che invece permetteva di riportare almeno il contenuto della intercettazioni, fino all’udienza-filtro.
Il nuovo relatore è Enrico Costa del Pdl.
Il Comitato dei Nove ha raggiunto un accordo in base al quale dovranno essere rettificate entro 48 ore solo le notizie delle testate online registrate. La proposta è il frutto di alcuni emendamenti presentati da Zaccaria (Pd) e Cassinelli (Pdl).
Maurizio Paniz torna a proporre, invece, il carcere per i giornalisti: “Il giornalista che pubblica ciò che non può pubblicare dovrebbe subire una sanzione penale. Il carcere magari è un percorso più lungo. Che ne so, ci vorrebbe una sanzione da 15 giorni a un anno, poi il giudice graduerà a seconda della violazione, vedrà se sono possibili riti alternativi, pene pecuniarie o multe o se il giornalista debba andare in carcere. Cosa che è tutto sommato molto rara nel nostro ordinamento per questa tipologia di situazione”.
Preoccupati, naturalmente, i magistrati: “Ci sono intercettazioni e vicende che attengono alla vita privata che non dovrebbero mai essere pubblicate, sono pure pruderie. Ma tentare di mettere una pezza a valle vietando la pubblicazione è un attentato alla libertà di stampa” dichiara il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini. Mentre per il vicepresidente del Csm Michele Vietti l’emendamento sulla cosiddetta udienza-filtro, e che prevede che nulla possa essere conosciuto delle registrazioni fino al momento in cui avvocati e magistrati selezionano gli ascolti essenziali per dimostrare la colpevolezza o l’innocenza escludendo le parti superflue, “è una soluzione che ha una propria ragionevolezza”.