Giampaolo Tarantini è stato scarcerato dopo l’ annullamento dell’ordinanza cautelare deciso martedì notte dal Tribunale del Riesame di Napoli ed è partito diretto verso Roma. Cambia, invece, la posizione del premier Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta. Da testimone-parte offesa diventa quasi certo indagato per aver indotto il testimone Tarantini a dichiarare il falso ai magistrati. Difatti, per i magistrati del riesame, Berlusconi non è da ritenersi parte offesa, bensì colpevole di aver istigato un indiziato a dichiarare il falso ai giudici, secondo l’articolo 377 bis del codice penale.
Dalla lettura del dispositivo dei giudici emerge che sussiste il reato di istigazione al mendacio, reato che dovrebbe riguardare Lavitola ma che coinvolge anche il Presidente del Consiglio Berlusconi in quanto ispiratore di false dichiarazioni fatte da Tarantini sia davanti all’autorità giudiziaria di Bari sia ai magistrati di Napoli.
Intanto, dopo la scarcerazione di Tarantini, il gip ha disposto un ordine di custodia per il direttore de L’Avanti Valter Lavitola.
Un’altra spinosa questione riguarda la competenza territoriale del Tribunale. Secondo l’ordinanza l’indagine dovrà essere continuata dal Tribunale di Bari e lasciare Napoli. Il tribunale pugliese è ritenuto competente perché in quelle zone si sarebbero verificate le prime false dichiarazioni di Tarantini.
Intanto Berlusconi aggiunge alla rabbia per il processo anche l’ira per le parole provenienti dal Vaticano e nello specifico dal cardinale Bagnasco. Ieri il cardinale ha aperto i lavori del Cei parlando di profonda crisi morale che sta attraversando l’Italia e di un “deterioramento del costume e del linguaggio pubblico”. Inoltre, i vescovi dichiarano che “mortifica dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui. Si rincorrono con mesta sollecitudine racconti che, se comprovati a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica.”
Berlusconi replica affermando che si tratta di “un attacco che non mi merito” nonostante lo avessero avvisato che “qualcosa di grosso” sarebbe arrivato dalla Cei. I suoi collaboratori lo difendono e dichiarano che non si tratta di una scomunica e che l’attacco di Bagnasco era rivolto all’intera classe politica, compresa l’opposizione.
Qualcuno si è chiesto quale fosse lo scopo di Bagnasco con quelle parole e se non fosse “proprio quello di mollare Berlusconi?”. Intanto ha risposto Osvaldo Napoli, vice capogruppo alla Camera: “La Chiesa non lavora e mai potrebbe farlo alla rinascita di un partito dei cattolici. Potrà invece, lavorare, come esortava De Gasperi, all’affermazione di un partito di cattolici.”