Domani cade l’anniversario delle 4 Giornate di Napoli. Sessantotto anni fa la città partenopea si ribellò all’invasore tedesco e riuscì ad ottenere, faticosamente e con molte vittime, la libertà tanto agognata. La città era ormai martoriata da anni di guerra e bombardamenti, di saccheggi da parte delle forze tedesche, di soprusi da parte dei fascisti e la popolazione insorse con grande dignità. L’avvenimento è valso la medaglia d’oro al valor militare a tutta la città e permise agli alleati anglo-americani di trovare una città già libera al loro ingresso, grazie all’eroismo dei suoi abitanti.
Napoli fu la prima città italiana, e prima tra le europee, ad insorgere contro l’occupazione nazista.
“Un popolo non si domina con il terrore se non per qualche giorno, poi lo si ha contro, protagonista della lotta” come scrisse Francesco Paolo Casavola, aggiungendo: “come non c’è nulla di più contagioso, tra i sentimenti umani, della paura, così nulla si diffonde tanto rapidamente e infrenabilmente del coraggio nato dalla paura”.
Certo, l’insurrezione napoletana fu un evento spontaneo e naturale per la popolazione, ma non mancarono elementi di autorganizzazione e preparazione e molti racconti vogliono gli scugnizzi protagonisti assoluti della vicenda. Sicuramente non si può negare il loro fondamentale apporto alla lotta e alla ribellione (raccoglievano le armi dal mare, si lanciavano con grande coraggio contro il nemico), ma bisogna tener presente che il grado di consapevolezza della lotta fu molto più profondo ed invase tutta la cittadinanza. È d’obbligo, però, rendere onore ai ragazzini immolatisi per quella causa più grande di loro e ricordare che quattro di essi furono onorati con la medaglia d’oro per il loro sacrificio: Gennaro Capuozzo (12 anni), Filippo Illuminati (13 anni), Pasquale Formisano (17 anni) e Mario Menechini (18 anni).
Sono passati 68 anni e nei decenni la memoria storica ha dovuto sempre più difendersi dai colpi del revisionismo e della mistificazione della realtà. Noi vogliamo ricordare oggi quegli uomini, quelle donne e quei ragazzini che hanno combattuto per consegnarci una città libera e indipendente, anche se probabilmente non si è mai riusciti ad ottenere una vera e propria “epurazione” nei ruoli strategici del potere e ci si è spesso chiesti se il fascismo è mai stato debellato completamente. Riflessione che possiamo ritrovare nelle parole anno dell’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini che subito dopo la fine della guerra, nel 1946, così diceva: “Ricordiamo che l’epurazione è mancata: si disse che si doveva colpire in alto e non in basso, ma praticamente non si è colpito né in alto né in basso. Vediamo ora lo spettacolo di questa amnistia che raggiunge lo scopo contrario a quello per cui era stata emanata: pensiamo, quindi, che verrà giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo e costituirà colpa essere stati in carcere e al confino per questo.”
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