È morta Wangari Maathai, la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la pace per il suo impegno nella lotta alla deforestazione. Era nata a Nyeri, in Kenia, nel 1940. Aveva 71 anni e soffriva di cancro. È deceduta in ospedale dove era ricoverata per sottoporsi ad un trattamento contro la malattia. Queste sono le uniche notizie fornite dai media.
Ne ha dato notizia anche il sito del Green Belt, il movimento da lei fondato che ha piantato oltre 30 milioni di alberi lungo il continente africano: “E’ con immensa tristezza che la famiglia di Wangari Maathai annuncia la sua morte, avvenuta il 25 settembre dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro il cancro”.
Il Green Belt è un’organizzazione per la salvaguardia dell’ambiente e il miglioramento della qualità della vita delle donne e il suo sviluppo è stato rapidissimo tanto che alla fine degli anni ottanta coinvolgeva già tremila donne. Le loro iniziative si diffusero anche in altri paesi africani quali Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe e hanno creato posti di lavoro tenendo conto soprattutto della centralità della figura femminile nelle aree rurali. Alla fine del 1993 le donne del movimento avevano piantato più di 20 milioni di alberi e molte erano diventate ”guardaboschi senza diploma”.
Tra gli scopi principali quello di salvaguardare la biodiversità, anche se negli ultimi anni il lavoro di Wangari si è concentrato molto sulla difesa dei diritti umani in Kenya. Per i suoi obiettivi è stata diffamata, picchiata, maltrattata, perseguita, arrestata, ma ha anche ricevuto molti riconoscimenti come il premio ‘Global 500’ del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, il ‘Goldman Enviromental Award’, il premio ‘Africa per i Leader’ e il premio per ‘Una Società Migliore’.