Fa molto discutere l’emendamento votato poche ore fa in Commissione Bilancio al Senato e presentato dal Governo. La modifica all’art 8 a tutti gli effetti aggira e deroga l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Secondo tale modifica sarà possibile licenziare senza giusta causa i lavoratori anche nelle aziende con più di 15 dipendenti. In pratica, si potranno derogare i contratti collettivi nazionali e leggi nazionali dei lavoratori se questo potere verrà dato alle aziende da un’intesa con i sindacati maggioritari in azienda.
L’emendamento prevede che “le intese valide saranno non solo quelle sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ma che anche le associazioni territoriali avranno la possibilità di realizzare specifiche intese con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati su temi come le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l’orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro”.
Alcune materie saranno escluse e saranno quelle che riguardano diritti e interessi del lavoratore considerati superiori. Dunque non ci si potrà accordare su materie quali “il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall’inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro, nonché fino ad un anno di età del bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento”.
Inoltre, secondo l’art.8 così modificato, anche i sindacati “più rappresentativi sul piano nazionale o territoriale” ovvero le “loro rappresentanze sindacali operanti in aziende” potranno firmare accordi con le imprese.
In una conferenza stampa del 14 agosto il Ministro del Lavoro Sacconi aveva garantito che non sarebbe mai stato toccato l’art.18, eppure con questo emendamento lo si potrà pienamente derogare. Secondo il Ministro queste modifiche contengono “utilissimi elementi per la più certa interpretazione delle rilevanti novità previste dalla manovra relativamente alla capacita dei contratti aziendali e territoriali” e spiega che “i soggetti abilitati a firmarli sono quelli comparativamente più rappresentativi e le loro rsa o rsu secondo quanto dispongono leggi e accordi interconfederali, compreso quello recente del giugno”.
Naturalmente non mancano le forti critiche a questa mossa del Governo. Il Segretario Generale della Cgil, Susanna Camusso, ha duramente attaccato l’emendamento dichiarando che “le modifiche volute dalla maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama. Infine, negano il principio di rappresentatività che non può che essere dato dall’iscrizione al sindacato e dal voto dei lavoratori che viene invece escluso dalle modalità previste dall’articolo 8”.