Libero Grassi: denunciò il racket e fu ucciso. Lo ricordiamo vent’anni dopo

“Il 29 agosto 1991 qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia e dall’omertà dell’associazione industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato”. Così recita il nuovo striscione affisso da Alice, figlia di Libero Grassi, in sostituzione di quello vecchio, in Via Alfieri a Palermo, nel luogo in cui l’imprenditore fu assassinato venti anni fa da sicari mafiosi.

Alice, insieme al fratello e alla madre, ha poi legato un mazzo di fiori accanto al manifesto ed insieme hanno assistito alla cerimonia istituzionale in suo onore, cui hanno presenziato anche il sindaco Diego Cammarata, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, l’assessore regionale Giosué Marino, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, il presidente onorario della federazione antitracket Tano Grasso, oltre a esponenti politici, militari e delle forze dell’ordine.

Libero Grassi fu ucciso per aver intrapreso un’azione contro una richiesta di “pizzo” della mafia, azione portata avanti in solitario poichè non ricevette nessun appoggio da nessuna associazione di categoria. Dopo aver denunciato apertamente gli estorsori, anche con l’aiuto di alcuni suoi dipendenti, la situazione andò solo peggiorando, soprattutto dopo la pubblicazione di una sua lettera sul Giornale di Sicilia e la partecipazione al programma Samarcanda. Nella lettera palesò il suo netto rifiuto a cedere ai ricatti della malavita.

Oggi ricordiamo quest’uomo coraggioso, d’esempio per tutti, lasciato solo da colleghi imprenditori e istituzioni, che si è esposto per combattere il sistema delle estorsioni.