Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, ha avanzato una proposta di legge per la legalizzazione dei matrimoni tra omosessuali. La sua proposta ha già trovato il consenso della Camera, dove la maggioranza democratica ha avuto la meglio con 80 voti a favore contro 63 no. La situazione risulta più complicata al Senato, dove la maggioranza repubblicana sembra aver spaccato l’Alta Camera: i sì e i no si equivalgono, con un numero di 31 voti per parte.
La legge è stata fortemente voluta dal governatore e trova anche l’appoggio di gran parte del mondo imprenditoriale. Dove le motivazioni di giustizia ed uguaglianza sembrano essere di minor conto, prevalgono le ragioni economiche. Secondo colossi come Golden Sachs, JP Morgan Bank, Thomson Reuters, Morgan Stanley e Bloomberg L.P. la libertà anche in questo campo comporterebbe un aumento di produttività per le aziende. Infatti, in una lettera indirizzata a Cuomo, i principali leader economici mondiali dichiarano: “ Viviamo in un’epoca in cui il talento determina le vittorie sul piano economico, e notiamo che gli Stati e le città devono dimostrare il proprio impegno con la creazione di un ambiente accogliente, sano ed egualitario in cui vivere e lavorare. Per questo è importante che lo stato di New York lavori perché tutti i diritti siano disponibili per tutti i cittadini, includendo anche l’uguaglianza matrimoniale”.
Intanto, lo stesso giorno in cui si è votato al Senato è arrivata una decisione storica da parte delle Nazioni Unite. Il Consiglio dei Diritti dell’Uomo dell’Onu ha adottato una risoluzione a favore dell’uguaglianza tra individui che prescinde dalle loro preferenze sessuali. Ha avuto il voto favorevole di 23 Stati, quello contrario di 19 e 3 astensioni.
La risoluzione ha generato un’accesa contrapposizione all’interno dei paesi africani, il cui gruppo è presieduto dalla Nigeria. Il delegato di questo paese ha attaccato il rappresentante sudafricano lamentandosi della sua insistenza sulla “tradizione del gruppo africano”.
Il delegato del Pakistan, invece, si è mostrato “seriamente preoccupato da questo tentativo di introdurre all’Onu nozioni che non hanno alcun fondamento legale nella legislazione internazionale dei diritti dell’Uomo”.
Dal mondo ecclesiastico si è avuto un atteggiamento di totale chiusura. L’arcivescovo Timothy Dolan ha scritto sul proprio sito internet che il disegno di legge del governatore Cuomo si presenta come una sorta di controllo sociale molto simile a quello presente in paesi comunisti quali la Cina e la Corea del Nord. Ecco le sue affermazioni “L’ultima volta che ho consultato l’atlante era chiaro che stessimo vivendo a New York, negli Stati Uniti d’America, non in Cina o in Corea del Nord. In questi paesi, i governi pretendono ogni giorno di ridefinire i diritti, i rapporti, i valori e le leggi della natura. Lì i comunicati del governo possono decidere la dimensione delle famiglie, chi vive e chi muore e cosa veramente significa famiglia o matrimonio”.
La New York State Catholic Conference, la rappresentanza della Chiesa Cattolica nello Stato, ha dichiarato di non voler appoggiare il disegno.
La battaglia a favore delle unioni gay è una delle principali lotte che gli Stati americani stanno portando avanti in vista delle prossime elezioni del 2012.
Intanto, la proposta ha bisogno di un solo altro voto per poter passare al Senato e dovrebbe provenire da un repubblicano.